Bisogna fare in modo che le aziende non usino i dati per fare cartello o creare ostacoli alla concorrenza. La frontiera aperta dai Big Data riguarda anche il difficile equilibrio fra le possibilità date alle aziende dalla larga disponibilità di dati, e dalla loro raccolta, e la tutela dei dati personali e della privacy dei cittadini. E poiché gli strumenti a disposizione delle autorità a tutela della privacy non sempre sono sufficienti, ecco che di questa questione sono ora investite anche le Autorità Antitrust, specialmente nel caso di fusioni che possano portare rischi alla privacy, quando danno origine alla condivisione e allo scambio di una grande mole di dati. Basti pensare all’acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook, che è valsa 19 miliardi di dollari: nonostante e i ricavi del servizio di messaggistica fossero minimi, infatti, i dati personali degli utenti registrati sono stati pagati a peso d’oro. Come gestire dunque i flussi dei dati?

Secondo l’Antitrust europeo, l’uso dei dati non deve danneggiare la concorrenza. E così l’Antitrust  Ue  sta valutando la possibilità di una direttiva sui Big Data. Di recente la Commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager ha dichiarato che “le imprese che utilizzano ‘big data’ devono rispettare le regole per cui cercheremo di verificare se abbiamo bisogno di cominciare ad analizzare le fusioni che riguardano questo settore anche se le imprese che possiedono    i dati non hanno una cifra d’affari importante”. È infatti possibile che in alcuni casi i dati siano un fattore importante sulla ricaduta di certe acquisizioni sulla concorrenza. “Per questo stiamo esplorando se iniziare a guardare alle acquisizioni che coinvolgono dati preziosi, anche se l’azienda che li possiede non ha un grossi fatturati”, ha argomentato l’Antitrust Ue. L’idea dunque è quella di considerare anche i dati personali degli utenti posseduti dalle aziende come criterio per la valutazione delle fusioni aziendali, considerato che una società potrebbe decidere di acquistarne un’altra solo per acquisire i suoi dati.

Di cosa si sta parlando è presto detto. Secondo lo studio “European Data Market” il mercato dei Big Data in Europa potrebbe arrivare a valere 111 miliardi di dollari nel 2020, dando lavoro a 6 milioni di persone. L’evoluzione del mercato europeo rivela che al 2020 l’economia dei dati potrebbe contribuire fra il 3% e il 4,7% del Pil europeo. Molte innovazioni sono state guidate dai dati. Il rapido emergere di un’economia dei dati, e la diffusione di un significativo livello di innovazione guidata dai dati in tutta Europa, è accompagnata e resa possibile da uno crescente uso delle tecnologie dell’informazione. Si tratta di tecnologie che producono dati in quantità e velocità inimmaginabili solo qualche anno fa. Allo stesso tempo, queste tecnologie creano soluzioni all’avanguardia che possono dare senso, e possono dunque far analizzare e trattare una mole immensa di dati. Secondo quanto evidenzia lo studio dell’European Data Market, le tecnologie basate sui dati stanno aiutando le organizzazioni europee ad aumentare i ricavi; possono guidare verso un’ottimizzazione dei costi aziendali; possono contribuire all’efficienza operativa attraverso la riduzione del tempo speso in attività quali pratiche amministrative e attività di contenimento del rischio (come l’intercettazione delle frodi); possono aiutare a migliorare fattori quali i tempi di consegna e i tempi di risposta delle aziende private e del settore pubblico.

Tutti questi cambiamenti dovranno poi confrontarsi con l’arrivo del nuovo Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali (http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CE- LEX:32016R0679&from=IT) ufficialmente in vigore da maggio di quest’anno. Il testo diventerà definitivamente applicabile in via diretta in tutti i Paesi della UE a partire dal 25 maggio 2018, quando dovrà essere garantito il perfetto allineamento fra la normativa nazionale in materia di protezione dati e le disposizioni del Regolamento. Il regolamento introduce regole più chiare in materie di informativa e consenso, definisce i limiti al trattamento automatizzato dei dati personali, pone le basi per l’esercizio di nuovi  diritti, stabilisce criteri rigorosi per il trasferimento dei dati al di fuori dell’Ue e per i casi di violazione dei dati personali (data breach), con l’obbligo di comunicare i casi di violazione dei dati in questi casi. Novità ci sono per le imprese e gli enti, che avranno più responsabilità ma potranno beneficiare di semplificazioni. Per loro, in caso di inosservanza delle regole, sono previste sanzioni anche elevate. Si tratta di un unico insieme di norme per tutti gli stati dell’Unione europea.
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