L’accordo sul pacchetto clima al 2030 raggiunto dal Consiglio europeo su clima ed energia prevede il taglio del 40% delle emissioni di CO2 di tutta l’Unione europea rispetto ai livelli del 1999 e il raggiungimento di un target del 27% di energie rinnovabili sulla produzione totale (obiettivo vincolante solo a livello comunitario) e di almeno il 27% di aumento per l’efficienza energetica. L’annuncio dell’accordo è stato dato su Twitter dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy: “Buone notizie per il clima, per la salute dei cittadini, per i colloqui in vista di Parigi 2015, per i lavori sostenibili”.

Qualche giorno fa si è fatto un altro passo in avanti verso il raggiungimento degli obiettivi al 2030: Parlamento europeo e Consiglio dei Ministri Ue hanno siglato l’accordo sull'anticipazione al 2019 della riforma del meccanismo europeo per lo scambio delle quote di emissioni di CO2 (Ets), inizialmente prevista per il 2021.

Il percorso per riformare il sistema europeo per lo scambio delle quote è stato tutt’altro che semplice, costellato da polemiche e tira e molla: due anni fa il Parlamento aveva respinto la misura proposta dalla Commissione di congelare 900 milioni di tonnellate di quote di emissioni di CO2 chiedendo di introdurre condizioni più rigorose. Infatti successivamente l’Aula in plenaria aveva votato una risoluzione sul congelamento della vendita all'asta di un certo numero di permessi d'emissione CO2 per incoraggiare le imprese a investire in innovazioni a basse emissioni di carbonio. Si era in piena crisi economica e l’obiettivo era quello di rinviare una porzione dei creditida mettere all'asta.

Per evitare il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di CO2, il Consiglio europeo ha deciso di andare avanti con l'assegnazione di quote gratuite e ha previsto l'istituzione di una riserva del 2% di quote Ue Ets per eventuali investimenti aggiuntivi da parte di stati membri con Pil inferiore al 60% della media Ue. L'accordo raggiunto fra le istituzioni comunitarie riguarda proprio la quota di riserva, che avrà il compito di far fronte alla questione dell'eccedenza che negli ultimi anni ha fatto crollare il prezzo della CO2. In altre parole, la riserva in questione intende eliminare gli impatti negativi dell’eccedenza di quote disponibili. La proposta di riforma andrebbe a creare un sistema che fa passare automaticamente una porzione di quote Ets dal mercato alla cosiddetta riserva di stabilità, se l'eccedenza è superiore a una certa soglia. In particolare, i 900 milioni di quote di emissione backloaded sarebbero messe in riserva, insieme a circa 600 milioni di quote non assegnate. Mentre il Parlamento europeo proponeva di introdurre la riserva entro la fine del 2018, Commissione e Consiglio premevano affinché fosse introdotta entro il 2021. L'accordo ha trovato una mediazione, con l'avvio del meccanismo dal 2019.

“Il testo raggiunge un giusto equilibrio tra le politiche industriali e climatiche” ha commentato il vicepresidente del Parlamento europeo ed ex commissario all'Industria Antonio Tajani - Disposizioni per il 'carbon leakage' e soglie adeguate per l'attivazione della riserva daranno all'industria la possibilità di adattarsi al nuovo sistema senza costi aggiuntivi”.

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