Circa  un  mese  fa  la  Commissione  europea,  insieme agli Stati membri, ha deciso di liberalizzare due mercati  delle  telecomunicazioni,  ovvero  il  mercato al dettaglio per l’accesso alla telefonia fissa e il mercato all’ingrosso per la raccolta delle chiamate in postazione fissa. Il motivo? Le chiamate da rete fissa sono diminuite poiché i clienti prediligono il cellulare o soluzioni alternative, quali i servizi VoIP, ma anche fornitori alternativi, come gli operatori OTT (Over-The-Top). Inoltre, i clienti che usano ancora la telefonia fissa ormai possono acquistare l’accesso alla rete fissa da diverse piattaforme, come la rete telefonica tradizionale e le reti in fibra o via cavo, e anche da operatori alternativi che offrono servizi vocali e a banda larga tramite l’accesso disaggregato alla rete locale (ULL). Tutti questi sviluppi hanno incrementato la concorrenza, rendendo quindi inutile la regolamentazione e gli oneri burocratici ad essa legati.
La Commissione Europea ha anche ridefinito i confini dei mercati della banda larga, in cui sono commercializzati i prodotti all’ingrosso necessari per la fornitura di servizi a banda larga al dettaglio (i nuovi mercati
3a, 3b e 4 che hanno sostituito i mercati 4, 5 e 6 della raccomandazione del 2007). Le nuove norme riconoscono che i “prodotti di accesso virtuale”, quando soddisfano determinate caratteristiche, possono essere ritenuti equivalenti alla disaggregazione fisica. A giugno scorso la Commissione ha anche adottato il parere del BEREC sulla raccomandazione sui mercati rilevanti: quelli indicati dal BEREC devono continuare a essere regolamentati fino al 2020. Si tratta infatti di mercati che continuano a presentare forti barriere all’ingresso ed è improbabile che diventino concorrenziali nel prossimo futuro.

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