censisQual è la situazione sociale dell’Italia nel 2012? Siamo un Paese alla prova della sopravvivenza, dove gli abitanti vivono “separati in casa” rispetto alle istituzioni politiche e si sentono abbandonati nella ricerca di “affannose strategie di sopravvivenza”. Gli italiani hanno paura del futuro più che incerto e reagiscono alla crisi con “difese strenue” come la vendita di oro e oggetti preziosi o il ritorno all’orto. Il 46° Rapporto annuale del Censis, presentato oggi a Roma, lascia poco all’immaginazione: stiamo vivendo una crisi “perfida”. 
 
 
Negli ultimi due anni ben 2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro o preziosi e 2,7 milioni di italiani hanno iniziato o continuato a coltivare ortaggi da consumare ogni giorno. Si abbandona l’auto per scegliere la bicicletta che sta vivendo un vero e proprio boom: ne sono state vendute 3,5 milioni. Non si vendono, invece, le automobili e il 62,8% degli italiani ha ridotto gli spostamenti per risparmiare benzina, il 42% ha rinunciato ai viaggi.
 
L’85% delle famiglie ha eliminato sprechi ed eccessi, il 73% va a caccia di offerte; la realtà è che i consumi degli italiani sono ormai caratterizzati da tre “r”: “risparmio, rinuncio, rinvio”. Nei primi 3 mesi del 2012 la spese delle famiglie si è ridotta del 2,8% rispetto al 2011 e nel secondo trimestre è andata ancora peggio: si è vicini a un taglio del 4%. Siamo tornati ai livelli del 1997 per quanto riguarda i consumi reali pro-capite, pari a poco più di 15.700 euro. In questa situazione parlare di risparmio è impossibile e, infatti, la propensione al risparmio passa dal 12% del 2008 all’attuale 8%.
 
Anche perché come si fa a risparmiare se non si lavora? E’ aumentato del 34%, tra il primo semestre del 2011 e quello del 2012, il numero di persone che cerca un lavoro. Un incremento eccezionale, di oltre 700.000 unità. I giovani si orientano verso “percorsi di formazione tecnico-professionale dalle prospettive di inserimento occupazionale più certe”. In tutti i livelli della società emergono modelli di cooperazione, come quello delle imprese cooperative, che in 10 anni sono cresciute del 14%, al noleggio e al car sharing.
 
La “condivisione” è quindi un modo di reagire ad una crisi che mette paura e che ci fa vivere un po’ in trincea. Ma è la rabbia la reazione prevalente: la prova il 52,3% degli italiani, secondo cui la causa principale della situazione attuale è la crisi della politica.
 
I dati del Censis sono tanti e fotografano tutti un Paese in seria difficoltà. Sono dati “da Terzo mondo” secondo il Codacons che rilancia: ormai il 40% delle famiglie fatica ad arrivare a fine mese dato che ha dovuto rinunciare ad un viaggio, all’acquisto di articoli di abbigliamento o calzature e a pranzi e cene fuori casa. Non basta più, insomma, ridurre gli sprechi ed andare a caccia di offerte. Il ceto medio ha dovuto rinunciare definitivamente al proprio tenore di vita – sottolinea l’Associazione secondo cui da questa crisi di consumi non si potrà uscire fino a che si tassa all’inverosimile il ceto medio. “Il Governo ha il dovere di fare immediatamente un dl antipovertà che sposti la tassazione verso i più ricchi, rispettando finalmente l’articolo 53 della Costituzione, in modo che il sistema tributario sia informato a criteri di progressività. Basta, quindi, con l’aumento di quelle tasse, come l’Iva, che colpiscono proporzionalmente, o peggio ancora indistintamente, ricchi e poveri”. Inoltre il Codacons chiede il congelamento di tutti gli aumenti previsti e di tutte le tariffe pubbliche: dalle multe del Codice della strada al canone Rai, dai pedaggi autostradali alle tariffe di acqua e rifiuti. Solo così potrà essere salvaguardato il reddito reale delle famiglie.
 
Federconsumatori e Adusbef sottolineano la pesante crisi dei consumi nel settore alimentare: gli italiani mangiano sempre meno carne e pesce (soprattutto tra i pensionati appartenenti alle fasce meno abbienti), mentre aumentano i consumi di pasta, pane, uova, legumi, verdure e frutta. Altra tendenza registrata dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori è quella del ricorso sempre più massiccio alle riparazioni: piuttosto che acquistare prodotti nuovi molto spesso si decide di riparare i piccoli difetti di quelli vecchi. Ecco, così, che si tornano a frequentare le botteghe dei calzolai, sarti, mercerie, elettricisti.
Cresce, inoltre, la cultura del riciclo: sono sempre più di moda gli oggetti prodotti con materiali riciclati, o la “rivisitazione” di vecchi oggetti che, con un po’ di fantasia, vengono trasformati e ritrovano una collocazione utile tra le mura domestiche o come regali di Natale. Novità che sta prendendo piede, sempre all’insegna del risparmio e del riciclo, sono gli swap-party: chi nell’armadio ha dei vestiti che non mette più organizza delle feste con amici e conoscenti per scambiarli (anche molti locali organizzano iniziative simili, allargando così la platea dei partecipanti).
 
Sta cambiando molto anche il settore dei trasporti, per la spinta dei notevoli rincari dei carburanti: non solo crescono le presenze sui mezzi pubblici (in alcune città ormai vicini al collasso) ed il ricorso, dove possibile, alle biciclette, ma aumenta sempre di più il numero di italiani che fa rifornimento presso le “pompe bianche” per risparmiare mediamente 8-9 centesimi al litro.
 
Non si può però non parlare delle rinunce, cui sono costrette molte famiglie italiane che faranno pochissimi regali a Natale (si spenderanno appena 148 euro a famiglia), per non parlare di aspetti più drammatici, come i casi (che purtroppo ci vengono segnalati sempre più di frequente), in cui le famiglie sono costrette a rinunciare al riscaldamento domestico, a causa dei costi proibitivi. Il 2012 è quindi un anno nero per i consumi: si rischia di chiudere al -5% (vale a dire una contrazione di spesa di oltre -35,5 miliardi). “Proseguire in questo modo equivale a condannare a morte l’economia italiana: se, come si prospetta, nel 2013 (complice anche l’inaccettabile aumento dell’IVA) proseguirà il calo dei consumi, questo continuerà a determinare forti ripercussioni sulla produzione e sull’occupazione, alimentando sempre di più la crisi. Per questo è fondamentale intervenire a sostegno della domanda di mercato, facendo in modo che le risorse derivanti dalla lotta all’evasione e dal taglio degli sprechi ritornino nelle tasche dei cittadini sotto forma di una detassazione al reddito fisso”.
 
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