agcmRiqualificare la Rai, rivedere il contenuto del servizio pubblico radiotelevisivo, riconoscere all’azienda maggiore indipendenza e intervenire sull’assetto societario attraverso soluzioni più incisive che assicurino la separazione fra attività commerciali e attività di servizio pubblico: questi gli orientamenti generali espresso dall’Antitrust in audizione in Senato sulla riforma della Rai.


Il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella ha tenuto ieri un’audizione sul disegno di legge governativo per la riforma della Rai, presso la Commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato. “Riqualificare e valorizzare la missione della Rai, riconoscere all’azienda maggiore indipendenza, promuovere l’efficienza anche attraverso un assetto societario e organizzativo moderno, contenere i costi e assicurare l’effettività del finanziamento pubblico”: sono le principali indicazioni che il presidente dell’Antitrust Pitruzzella ha proposto al Parlamento. Questi obiettivi, a suo parere, “costituiscono priorità non solo per garantire valori di rilievo costituzionale, quali il pluralismo e l’imparzialità dell’informazione, ma anche per assicurare un funzionamento e un’evoluzione efficiente dei mercati televisivi nell’attuale contesto di trasformazione del settore”. È proprio in un tale quadro di cambiamento che “si può apprezzare – secondo Pitruzzella – l’importanza degli obiettivi che il presente disegno di legge si prefigge di perseguire”.

Quali dunque gli interventi utili per la Rai? Tra i diversi aspetti di rilievo trattati nel provvedimento, “quali ad esempio l’introduzione della figura dell’amministratore delegato”, il presidente Antitrust ha concentrato il suo intervento “su quelli il cui sviluppo potrebbe consentire di incidere in modo più sostanziale sulle dinamiche concorrenziali di mercato”. Da qui deriva “la necessità di definire chiaramente i contenuti del servizio pubblico, l’esigenza di adottare soluzioni amministrative e gestionali idonee ad assicurare che il finanziamento pubblico sia destinato esclusivamente allo svolgimento del servizio pubblico e la necessità che il servizio pubblico non interferisca con le condizioni di concorrenza nel mercato”. In particolare, ha aggiunto Pitruzzella, “occorre assicurare che l’assetto del servizio pubblico radiotelevisivo non pregiudichi l’esistenza di una concorrenza effettiva nella raccolta pubblicitaria su mezzo televisivo che in Italia presenta tuttora un elevato grado di concentrazione”.

Non basta dunque prevedere una mera separazione contabile per garantire la separazione delle attività dell’azienda: secondo l’Antitrust “assicurare la separazione tra attività di servizio pubblico e attività commerciali attraverso soluzioni più incisive della predisposizione di una contabilità separata può costituire una soluzione più coerente con il perseguimento dell’obiettivo di servizio pubblico generale, nonché con l’esigenza di assicurare un’adeguata pressione concorrenziale nel mercato nazionale della raccolta pubblicitaria”.

In questa prospettiva, argomenta l’Antitrust, “una separazione strutturale effettiva ed efficiente non può prescindere da una chiara distinzione tra le attività che costituiscono servizio pubblico e le attività esclusivamente commerciali”. Secondo Pitruzzella, “tale distinzione, a oggi, con una definizione di servizio pubblico che presenta in definitiva un carattere quasi soggettivo che identifica il servizio pubblico con la quasi totalità della programmazione di Rai, non appare agevole”. Per tutte queste ragioni, l’Autorità “ritiene che una riorganizzazione della Rai, sufficiente anche dal punto di vista concorrenziale, non possa prescindere da una revisione attenta del contenuto del servizio pubblico radiotelevisivo, anche alla luce delle trasformazioni che stanno modificando il settore”, a cominciare dalla diffusione di Internet. Oltre a una “separazione funzionale o gestionale delle attività commerciali” per l’Antitrust “al contempo appare certamente necessario assicurare l’effettività del finanziamento della concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico, anche sperimentando nuove e più efficaci modalità di riscossione delle relative risorse economiche”.

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