sergioIntervista apparsa su Osservatorio Socialis - Testata giornalistica su Responsabilità sociale d'impresa, solidarietà, ambiente, cultura e sviluppo sostenibile.
 
Consumers’ Forum è l’associazione che dal 1999 riunisce in maniera permanente le principali associazioni a tutela dei consumatori, le grandi imprese, le associazioni di categoria e le istituzioni con l’obiettivo di promuovere e diffondere la cultura del consumo responsabile e consapevole. Incoraggia il dialogo tra le controparti del mercato organizzando tavoli di confronto, ricerche, convegni, seminari e progetti per imprimere un’evoluzione alle politiche consumeriste comuni e migliorare la qualità della vita dei cittadini e dei consumatori, in sinergia con le istituzioni italiane ed europee, e il contributo di Università e centri di ricerca. L’associazione cura corsi di formazione e seminari per creare specialisti nei settori principali: energia, trasporti, poste, banche, telecomunicazioni, idrico, etc., con particolare focus sulle tecniche di soluzione stragiudiziale dei contenziosi.
 
Abbiamo intervistato Sergio Veroli, presidente di Consumers’ Forum.
 
1999-2019: Vent’anni dalla nascita di Consumers’ Forum. Come è cambiato il rapporto tra aziende e consumatori?
 
«Negli ultimi vent’anni si sono affermati i diritti dei consumatori. Se in passato i diritti erano uguali per tutti, dal 2005, con il Codice del consumo, si è preso atto che esiste una parte più debole tra il consumatore e l’azienda, con una asimmetria di informazione e di potere contrattuale. Il Codice rafforza il potere e i diritti del consumatore e le sue possibilità di rivalsa nei confronti delle aziende. In questo modo l’Italia, che era uno dei paesi più arretrati sul fronte del consumerismo per motivi economici e politici, con il varo di questa legge è tra i paesi più avanzati d’Europa. Va chiarito che questo Codice è la somma dell’attuazione di tutte le direttive europee sui Consumatori: senza l’Europa non avremmo un diritto che tutela i consumatori.
 
Oggi i cittadini hanno una serie di diritti e di poteri che prima non avevano. Il problema è che non tutti li conoscono. E un diritto che non si conosce è un diritto che non esiste. Per questo uno degli obiettivi più importanti da raggiungere è lo sviluppo della conoscenza, della formazione e dell’educazione del cittadino a utilizzare i propri diritti e a esercitare la propria responsabilità di cittadino consapevole e informato.
 
Questo compito spetta naturalmente al Governo, alle Authority e in particolar modo alle associazioni dei consumatori. Ma queste associazioni, non-profit, formate da volontari, dovrebbero essere fortemente sostenute dal governo per svolgere il loro compito. Oggi così non è. Il sostegno è insufficiente e sporadico.
 
Il Ministero dello Sviluppo Economico, una volta accertate tutte le condizioni previste per il riconoscimento delle associazioni nazionali da parte del CNCU, una volta esercitati tutti i controlli necessari, dovrebbe finalmente mettere in condizione queste associazioni di operare e tutelare i cittadini.
 
Altra novità importante di questi anni è la nascita delle Authority indipendenti,  attori indispensabili alla nascita e alla tutela del mercato e per la difesa dei diritti dei consumatori. Negli anni ‘90 vengono create l’Antitrust  (AGCM – Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, L. 287/90, ndr), l’Autorità per l’Energia (ARERA), l’Autorità per le Garanzie nelle Telecomunicazioni (AGCOM) e il Garante per la Protezione dei dati personali (Garante Privacy). In particolare l’Antitrust, che oltre a tutelare la concorrenza interviene sulla pubblicità ingannevole e sulle pratiche commerciali scorrette, è diventato un partner importante delle Associazioni per tutelare i diritti dei cittadini.
 
Per essere efficaci, queste Authority devono mantenere la loro autonomia dalle imprese e dalla politica, per continuare a rappresentare un  contrappeso democratico agli interessi economici e politici del paese.
 
Naturalmente anche le Associazioni dei consumatori, per svolgere efficacemente il proprio ruolo, devono mantenere una giusta distanza dalla politica e dalle aziende. Il rischio che vedo in questi ultimi anni è che l’assenza di finanziamenti regolari da parte del Governo possa determinare il pericolo di una dipendenza delle Associazioni dalle aziende. Aziende e associazioni, a mio parere, possono e devono confrontarsi, anche collaborare, su obiettivi come la sostenibilità, le conciliazioni paritetiche e la difesa del mercato, ma devono mantenere ben distinti i loro ruoli. Esiste il rischio che la certificazione dei prodotti delle aziende, da parte  di chi non ha le competenze e i requisiti scientifici per farlo, possa inquinare l’equilibrio della concorrenza nel mercato e possa condizionare negativamente le scelte dei consumatori».
 
Com’è la situazione in Europa? Che tipo di cultura c’è del consumerismo e soprattutto come sono i consumatori di altri Paesi? Sono più edotti e informati? Esistono modelli virtuosi?
 
«Negli ultimi anni l’Europa ha raggiunto sicuramente tre obiettivi importanti: la pace, il mercato comune e la moneta unica.
 
Il principale indicatore del successo europeo risiede nell’assenza di guerre dalla seconda metà del secolo scorso in Europa. Se si compara questa situazione con quel che è accaduto nel mezzo secolo precedente – due guerre mondiali, sessanta milioni di morti e circa settantasei milioni di feriti, oltre alle ingenti distruzioni di abitazioni, industrie, strade e ponti solo sul territorio europeo – ci si rende conto del ruolo pacificatore svolto dall’Unione.
 
Inizialmente, il consumatore è stato tutelato semplicemente nella sua individualità; successivamente, si è riconosciuto agli interessi di cui è portatore autonoma rilevanza ed è mutata la prospettiva del legislatore, che si è concentrato, in particolare, sull’analisi della struttura dell’atto di consumo; ultimamente i diritti dei consumatori hanno assunto, a livello europeo, il rango di politica centrale e complementare rispetto alle altre.
 
Attualmente, dunque, qualunque attività svolta in ambito comunitario non può prescindere dalla tutela degli interessi economici dei consumatori: tali interessi vanno contemperati con quelli alla salute, alla salubrità dell’ambiente e al rispetto delle regole della concorrenza, pure riconosciute a livello europeo, divenendo un punto di riferimento obbligato delle singole politiche ed attività istituzionali.
 
Nel 2017, la Commissione europea ha effettuato un’analisi approfondita della regolamentazione esistente, verificando come le attuali norme della Unione Europea non venivano applicate in modo efficace in tutti i Paesi.
 
A tal fine, l’11 aprile 2018, la Commissione europea ha lanciato un New deal for consumers per garantire che tutti i consumatori europei possano beneficiare dei loro diritti ai sensi del diritto dell’Unione.
 
Con tale Comunicazione, la Commissione ha identificato diversi obiettivi, formulando due diverse proposte: la prima, tesa a garantire una migliore applicazione nonché la modernizzazione delle norme della UE in materia di protezione dei consumatori, in particolare alla luce degli sviluppi digitali; la seconda, invece, concernenti azioni rappresentative per la tutela degli interessi collettivi dei consumatori. Quest’ultima, in particolare, nell’introdurre la class action ha riconosciuto la legittimazione a proporre azioni rappresentative alle entità qualificate».
 
Come pensate di riuscire a tutelare il consumatore di fronte alla politica delle multinazionali che a poco a poco stanno inducendo nuovi orientamenti attraverso l’applicazione di algoritmi sempre più sofisticati?
 
«Un’associazione può denunciare e mettere in guardia, ma non può farcela da sola. Come non può farcela uno Stato da solo. Può riuscirci l’Europa. Ci sarebbe bisogno di una strategia condivisa di Authority efficienti. Come Consumers’ Forum possiamo sensibilizzare le Associazioni di consumatori e le imprese a promuovere e approfondire  le questioni.
 
La sensazione è che anche le Authority facciano fatica. Siamo sempre un passo indietro rispetto alle tecnologie: il diritto arranca di fronte all’evoluzione tecnologica. Inoltre i giuristi si dividono fra chi dice che gli attuali diritti bastano per regolamentare anche queste nuove forme di attività e chi dice che c’è bisogno di un nuovo sistema di diritti. Di fatto, oggi, i consumatori sono sostanzialmente indifesi».
 
Avete presentato il “Manifesto della Sostenibilità Consumeristica”. In cosa consiste?
 
«È una carta d’impegni in cui dichiariamo 8 Obiettivi condivisi con le imprese e le Associazioni dei consumatori rispetto ai 17 Goal dell’Agenda Onu 2030. Alla base ci sono i Diritti dei consumatori da tutelare su più fronti: dalla corretta formazione dei prezzi alla lotta alla pubblicità ingannevole e alla contraffazione; dal rispetto della privacy al diritto alla corretta informazione e alla conoscenza del Codice del consumo. Sono best practices che Consumers’ Forum sta promuovendo tra i propri soci nei diversi settori, dai trasporti alle banche. Resta ancora molto da fare, ma l’inizio è incoraggiante».
 
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