Egidio Fedele Dell'Oste - Responsabile Ufficio Speciale Tariffe e Qualità dei Servizi Idrici AEEG

Il servizio idrico integrato richiede un nuovo modello di governance, che deve essere coerente con le direttive comunitarie in materia e deve precisare le funzioni di regolazione. A tal fine il Governo ha affidato alcune funzioni all’Autorità per l'energia elettrica e il gas. In cosa consistono?
Con il decreto legge cosiddetto "Salva-Italia" sono state trasferite all'Autorità per l’energia le funzioni regolatorie che erano state assegnate all’Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua, da esercitare con gli stessi  poteri attribuiti all'Autorità stessa dalla sua legge istitutiva, la n. 481 del 1995. Queste funzioni riguardano il servizio idrico integrato e fanno riferimento a diversi aspetti: la regolazione della qualità del servizio, la definizione dei costi ammissibili e le regole di contabilizzazione dei medesimi, la definizione della metodologia tariffaria e l’approvazione delle tariffe definite in base a tale metodologia, la verifica dei piani d’ambito e la predisposizione di convenzioni tipo per l’affidamento del servizio.

A quali criteri sarà improntata l’azione dell’Autorità?
Per quanto riguarda le finalità ribadisco quanto scritto nel recente documento di consultazione per il settore idrico: la futura regolazione sarà indirizzata a garantire che il servizio possa essere reso disponibile al minimo costo, compatibilmente con l’obiettivo che venga fornito a tutti, senza discriminazioni, garantendo la qualità della fornitura e il mantenimento del buon stato ecologico della risorsa acqua. Considerando lo stato del settore, il perseguimento di tali finalità richiederà l’impiego di ingenti investimenti infrastrutturali; la regolazione tariffaria dovrà prestare particolare attenzione al fatto che, data la condizione di monopolio naturale del servizio, questa circostanza non si traduca in ingiustificati profitti per il gestore o in peggioramento della qualità.

Sul fronte tariffario, quali sono i punti centrali del documento posto in consultazione pubblica con il quale l’Autorità intende rivedere il sistema tariffario?
L’Autorità, pur nel rispetto di un percorso di convergenza, intende realizzare un sistema tariffario che implicitamente contenga meccanismi che incentivino processi virtuosi, da parte dei gestori, verso servizi sempre più efficaci. Si riconosceranno, pertanto, solo i costi effettivamente sostenuti e nei limiti di valori standard ritenuti efficienti; si rivedrà periodicamente la regolazione tariffaria e, dove i gestori siano risultati più efficienti dei limiti previsti, si procederà a ripartire queste maggiori efficienze anche a vantaggio degli utenti, rendendo nel contempo più stringenti gli stessi limiti; inoltre si individueranno meccanismi incentivanti per favorire alcune categorie di investimento il cui beneficio ambientale risulti rilevante, anche in termini di ricaduta intragenerazionale. Il tutto dovrà essere accompagnato da meccanismi di salvaguardia nei confronti delle utenze economicamente disagiate.

Con il referendum dello scorso anno i cittadini hanno detto ‘no’ a qualsiasi forma di profitto sull’acqua considerata un bene essenziale per eccellenza. Nella revisione del sistema tariffario cui l’Autorità sta lavorando, terrete conto di questa volontà? In materia di policy e regolazione dei servizi idrici, qual è l’orientamento prevalente in Europa?
Il nostro obiettivo, come ricordato dal Presidente Bortoni nell’ultima relazione annuale, è quello di promuovere l’attuazione degli investimenti, nel rispetto delle decisioni referendarie e delle prescrizioni normative in vigore, comprese quelle previste a livello di Unione Europea. Ora, il perseguimento della finalità che l’acqua è un bene da rendere disponibile a tutti, implica che vengano effettuati gli opportuni investimenti per realizzare le infrastrutture che la trasportino da dove viene ‘captata’ a dove viene consumata, ovvero da dove viene consumata a dove viene restituita all’ambiente - solo così infatti si garantisce  la fruizione di una risorsa che, altrimenti, sarebbe disponibile solo per quelli che hanno la sorgente alla propria portata e uno smaltimento ecologicamente compatibile-. La necessità di investimenti implica, inevitabilmente, il riconoscimento del costo degli importi immobilizzati  - oneri finanziari e assicurativi del rischio - e l’individuazione dello strumento con cui riconoscere tale costo. La consultazione dell’Autorità è finalizzata ad individuare il corretto livello di costo, tale da non deprimere gli investimenti e, nel contempo, da non costituire indebito profitto, nel rispetto del principio di “chi inquina paga”. A livello europeo il modello regolatorio che appare più accreditato è il modello inglese, definito dal regolatore OfWat.

Come si potrebbe intervenire, anche in via legislativa, per rendere possibili gli investimenti senza gravare troppo sui clienti finali?
Ritengo che la minimizzazione dell’onere a carico degli utenti possa essere perseguita da una pluralità di strumenti, anche prendendo a riferimento alcune esperienze internazionali. L’emissione di “idro-bond”  a basso tasso di interesse, in parte compensati da una fiscalità ridotta sui rendimenti, oppure la costituzione di un fondo rotativo centralizzato a valere sulle tariffe applicate al cliente finale o sulla fiscalità generale, oppure l’attivazione di fondi pubblici di garanzia, potrebbero essere strumenti utili, da affiancare ai normali canali di finanziamento. In ogni caso ritengo che uno strumento indispensabile sia una regolazione del settore certa e stabile nel tempo: questo è il primo obiettivo che l’Autorità intende raggiungere.

 

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