sergioveroli"Alle prossime elezioni l’Unione Europea si presenta come un’istituzione criticata e contesa.  L’Europa, infatti, è investita da una crisi profonda dell’intero occidente.

La velocità del cambiamento innescato dalla globalizzazione e dall’innovazione tecnologica e, parallelamente, gli scarsi investimenti in capitale umano e sociale che avrebbero dovuto ricomporre le lacerazioni tra progresso e società, tra tecnica e uomo, hanno determinato l’aumento delle disuguaglianze e l’impoverimento della classe media. Ciò ha scosso profondamente la fiducia di una parte dei cittadini nel futuro e nelle istituzioni comunitarie.

C’è chi critica il burocratismo di Bruxelles e la sua incapacità di decidere o di attuare decisioni, chi lamenta la scarsa legittimazione popolare delle istituzioni europee, chi segnala le debolezze di organismi che appaiono prevalentemente intergovernativi e quindi nelle mani degli Stati nazionali. 

C’è chi critica gli squilibri europei, in particolare l’avere affidato all’Unione Europea la politica monetaria senza avergli affiancato la politica economica e fiscale.

Mai come in queste elezioni i temi europei si sono impossessati delle politiche nazionali dividendo l’opinione pubblica in europeisti e antieuropeisti.

Questa discrasia nei sondaggi può essere spiegata con la percezione che ci sia un trade-off tra l’essere membri dell’Unione Europea e la sovranità dei singoli Stati. Secondo questo modo di pensare, per riappropiarci della sovranità nazionale sarebbe necessario indebolire le strutture politiche dell’Unione Europea.

A questo proposito, vorrei condividere con voi alcune importanti affermazioni svolte da Mario Draghi nel corso della lectio magistralis che ha recentemente tenuto presso l’Università di Bologna: “la globalizzazione aumenta la vulnerabità dei singoli Paesi in molte direzioni: li espone maggiormente ai movimenti finanziari internazionali e a possibili politiche aggressive da parte di altri Stati. Il controllo sulle condizioni economiche interne risulta indebolito […]. In un mondo globalizzato, tutti i Paesi per essere sovrani debbono cooperare e ciò è ancora più necessario per i Paesi appartenenti all’Unione Europea. La cooperazione, proteggendo gli Stati nazionali dalle pressioni esterne, rende più efficaci le politiche interne. Una protezione che attraverso strutture e istituzioni comunitarie limita gli spillover, assicura un eguale livello di concorrenza, e protegge da comportamenti illegali, in altre parole in una protezione che risponde ai bisogni dei cittadini e quindi permette ai Paesi di essere sovrani”.

Naturalmente l’obiettivo non è conservare l’Europa che c’è, ma rifondarla per riaffermare i valori dell’umanesimo democratico in un mondo profondamente diverso rispetto a quello che abbiamo vissuto negli ultimi trent’anni.

Un mondo che deve affrontare tre sfide cruciali: il radicale cambiamento del lavoro, e dunque dei rapporti economici e sociali, a causa di un’ulteriore accelerazione dell’innovazione tecnologica; il rischio ambientale e la necessaria costruzione di un modello di sviluppo legato alla sostenibilità; uno scenario internazionale più pericoloso e conflittuale.

Le forze da mobilitare per la costruzione della nuova Europa sono quelle del progresso, delle competenze, della cultura, della scienza, del volontariato, del lavoro e della produzione.  Le prossime elezioni europee, dunque, rappresentano un momento decisivo per dimostrare che vogliamo rimanere saldamente in Europa.

Negli ultimi anni l’Europa ha raggiunto sicuramente tre obiettivi importanti: la pace, il mercato comune e la moneta unica.

Il principale indicatore del successo europeo risiede nell’assenza di guerre dalla seconda metà del secolo scorso in Europa. Se si compara questa situazione con quel che è accaduto nel mezzo secolo precedente - due guerre mondiali, sessanta milioni di morti e circa settantasei milioni di feriti, oltre alle ingenti distruzioni di abitazioni, industrie, strade e ponti solo sul territorio europeo- ci si rende conto del ruolo pacificatore svolto dall’Unione.


Per svolgere questo ruolo e tenere sotto controllo gli Stati, erano necessari più complessi sistemi di convenienze reciproche, come sono quelli dell’Unione Europea, di qui la nascita di un mercato unico e di una moneta unica.

Strettamente connessa e strumentale alla nascita del mercato unico è stata la creazione del diritto dei consumatori.

L’attenzione immediata e diretta alla figura del consumatore, e l’esigenza di una disciplina rivolta in maniera specifica alla dimensione del consumo, sono emerse con un certo ritardo nel mondo del diritto di matrice europea, rispetto all’esperienza statunitense, ma se all’interno dei singoli Stati si è sviluppato un diritto dei consumatori e una regolamentazione che tiene conto delle disuguaglianze e delle molte asimmetrie determinate dagli assetti economici, ciò è dovuto unicamente alle iniziative delle istituzioni europee.

I primi interventi legislativi risalgono agli inizi degli anni settanta del secolo scorso, la Risoluzione sui diritti dei consumatori, approvata nel 1975, rappresenta la vera pietra miliare del diritto dei consumatori.

Bisogna, tuttavia, attendere l’Atto unico europeo del 1986 per avere un espresso riferimento alla “protezione dei consumatori”.

Con il Trattato di Maastricht del 1993, viene segnata una tappa fondamentale per il diritto dei consumatori. La novità di maggiore rilievo può rinvenirsi nel fatto che il trattato consente di adottare azioni concretamente e direttamente mirate alla protezione del consumatore.

Una svolta ulteriore si ha con il Trattato di Amsterdam, entrato in vigore nel maggio del 1999, che prevede all’articolo 153, una disposizione che può dirsi di carattere orizzontale, ossia che si estende a tutte le politiche e le attività di matrice europea, secondo la quale, nella definizione e nell’attuazione di altre politiche o attività comunitarie, sono prese in considerazione le esigenze inerenti alla protezione dei consumatori.

Infine, l’art. 169 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, recita: “L’Unione Europea contribuisce a tutelare la salute, la sicurezza e gli interessi economici dei consumatori, nonché a promuovere il loro diritto alla informazione, all’educazione e all’organizzazione per la salvaguardia dei loro interessi, sia con misure adottate nel quadro della realizzazione del mercato interno, sia con misure di sostegno, integrazione e controllo della politica svolta dagli Stati membri”.

Questo rapido quadro di insieme, consente di rilevare un dato che sembra emergere in maniera significativa: la straordinaria evoluzione del diritto dei consumi europei.
Inizialmente, il consumatore è stato tutelato semplicemente nella sua individualità; successivamente, si è riconosciuto agli interessi di cui è portatore autonoma rilevanza ed è mutata la prospettiva del legislatore, che si è concentrato, in particolare, sull’analisi della struttura dell’atto di consumo; ultimamente i diritti dei consumatori hanno assunto, a livello europeo, il rango di politica centrale e complementare rispetto alle altre.

Attualmente, dunque, qualunque attività svolta in ambito comunitario non può prescindere dalla tutela degli interessi economici dei consumatori: tali interessi vanno contemperati con quelli alla salute, alla salubrità dell’ambiente e al rispetto delle regole della concorrenza, pure riconosciute a livello europeo, divenendo un punto di riferimento obbligato delle singole politiche ed attività istituzionali.

Nel 2017, la Commissione europea ha effettuato un’analisi approfondita della regolamentazione esistente, verificando come le attuali norme della Unione Europea non venivano applicate in modo efficace in tutti i Paesi.

A tal fine, l’11 aprile 2018, la Commissione europea ha lanciato un New deal for consumers per garantire che tutti i consumatori europei possano beneficiare dei loro diritti ai sensi del diritto dell’Unione.

Con tale Comunicazione, la Commissione ha identificato diversi obiettivi, formulando due diverse proposte: la prima, tesa a garantire una migliore applicazione nonché la modernizzazione delle norme della UE in materia di protezione dei consumatori, in particolare alla luce degli sviluppi digitali; la seconda, invece, concernenti azioni rappresentative per la tutela degli interessi collettivi dei consumatori. Quest’ultima, in particolare, nell’introdurre la class action ha riconosciuto la legittimazione a proporre azioni rappresentative alle entità qualificate.

Abbiamo partecipato con convinzione agli incontri organizzati dalla UE, al fine di diffondere i contenuti di queste proposte nei vari Paesi, abbiamo anche formulato delle osservazioni critiche, ma siamo convinti della importanza che queste scelte avranno per la difesa degli interessi dei cittadini e auspichiamo che in tempi brevi queste proposte vengano trasformate in Direttive.

Da ultimo, vorrei parlare brevemente di ECU e delle ragioni per le quali assume significativo rilievo in Europa.

Il primo motivo riguarda l’esigenza di un maggiore pluralismo, infatti, da oltre cinquant’anni esiste un’unica associazione europea di associazioni.

Vogliamo provare a riunire altre associazioni di consumatori con idee e obbiettivi comuni che, forse, in alcuni casi vivono condizioni precarie, ma portano avanti con convinzione la difesa dei cittadini diventando per loro un presidio di legalità.

Vogliamo riuscire a difendere gli interessi dei consumatori nel rispetto dell’ambiente e soprattutto del mondo del lavoro. Quando prodotti o servizi vengono erogati a prezzi irrisori, dovremmo chiederci se stiamo indirettamente diventando complici dello sfruttamento di immigrati, bambini e donne e della precarizzazione senza diritti di ragazze e ragazzi in cerca di lavoro per sopravvivere.
Vogliamo far conoscere alle Istituzioni europee che in alcuni Paesi i diritti dei consumatori non vengono riconosciuti e fatti rispettare. Alcune delle nostre associazioni operano in questi Paesi e nell’ultimo incontro di Parigi ci hanno illustrato l’esistenza di situazioni insostenibili.
Vogliamo mantenere la nostra autonomia dalle imprese. Possiamo naturalmente lavorare a obiettivi comuni riguardanti la sostenibilità, la CSR le ADR, ma siamo contrari alle sponsorizzazioni di prodotti o servizi attraverso improbabili certificazioni di qualità.
Infine, vorremmo stabilire un dialogo costruttivo con le Istituzioni europee sui temi del consumerismo e contribuire insieme all’informazione, alla formazione e alla crescita della consapevolezza dei cittadini europei dei propri diritti e dei propri doveri.

Sergio Veroli
Presidente ECU"

Discorso a margine dell'appuntamento organizzato da ECU – European Consumers Union– European Consumers Union – “Verso le elezioni europee: rafforzare l’Unione Europea per una maggiore tutela dei consumatori”, tenutosi presso il PARLAMENTO EUROPEO, STANZA A3H-1, il 5 MARZO 2019, dalle 10:30 alle 12:30.

 

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