La Commissione europea ha deciso di inviare all'Italia un parere motivato sull'affidamento in concessione, senza gara d'appalto, di servizi di consulenza gestionale alle farmacie comunali. Nel 1998 e nel 2002 due amministrazioni comunali avevano infatti affidato in concessione la prestazione di servizi di consulenza gestionale per le farmacie comunali, in un caso per dieci anni e nel secondo a tempo indeterminato. Per la Commissione europea, invece, "l'affidamento diretto di cui trattasi è in contrasto con i principi generali del trattato CE, secondo i quali deve sempre essere garantito un livello adeguato di trasparenza e pubblicità verso tutti gli operatori economici potenzialmente interessati, esigenza che si realizza in particolare mediante l'esperimento di una pubblica gara".

Le aziende e i call center che, avvalendosi della deroga prevista fino al 31 dicembre 2009 dal cosiddetto decreto "Milleproroghe", contatteranno gli utenti per fare promozione e offerte commerciali, dovranno utilizzare solo banche dati costituite sulla base degli elenchi telefonici precedenti al 1 agosto 2005. Non potranno servirsi del periodo di deroga per chiedere il consenso degli interessati per futuri contatti né potranno cedere i dati che utilizzano a terzi. Lo ha deciso il Garante per la privacy che ha precisato: "il decreto "Milleproroghe", di recente convertito in legge, stabilisce che i numeri di telefono e gli indirizzi presenti nelle banche dati costituite sulla base dei vecchi elenchi telefonici sono utilizzabili per fini promozionali fino al 31 dicembre 2009 da coloro che hanno creato tali banche dati precedentemente al 1 agosto 2005".

In questo modo il Garante ha voluto chiarire i limiti entro i quali società che effettuano attività promozionale anche tramite call center possono avvalersi della deroga. Il mancato rispetto del provvedimento comporta una sanzione amministrativa che va da 30 mila a 180 mila euro e che, nei casi più gravi, può raggiungere anche i 300 mila euro.

Le società dovranno innanzitutto documentare in modo adeguato che la banca dati, costituita con i numeri telefonici e gli indirizzi degli abbonati, sia stata effettivamente creata prima del 1 agosto 2005. Le società dovranno usare questi dati direttamente e non potranno cederli a nessun titolo ad altre aziende.

Gli operatori che telefoneranno agli abbonati dovranno ad ogni contatto specificare per quale società chiamano e ricordare agli interessati i loro diritti. Ma soprattutto dovranno registrare immediatamente l'eventuale contrarietà dell'abbonato ad essere nuovamente contattato. L'utente che non intende essere più disturbato avrà il diritto di conoscere l'identificativo dell'operatore al quale ha comunicato la sua volontà.

I dati presenti nelle banche dati dovranno essere utilizzati solo a fini promozionali e non potranno in alcun modo essere usati per acquisire nuove informazioni o il consenso degli abbonati ad effettuare chiamate dopo la data del 31 dicembre 2009. Questo significherebbe di fatto costituire nuove banche dati, andando al di là delle finalità stabilite dalla legge e prorogando oltre il termine previsto gli effetti della deroga temporanea.

Le società che svolgono attività di marketing dovranno comunicare al Garante, entro 15 giorni dalla pubblicazione in G.U., di essere in possesso di banche dati costituite anteriormente al 1 agosto 2005 e di volerle utilizzare per attività promozionali. Dovranno chiarire se il trattamento di dati venga effettuato anche per conto terzi.

Sono oltre 9 milioni i servizi erogati dagli uffici locali, in aumento del 7% rispetto al 2007. I servizi telematici sono, ovviamente, quelli che sono cresciuti di più: un aumento del 75% per l'utilizzo del cassetto fiscale e del 9% per i versamenti con F24 online. Sono i numeri che diffonde oggi l'Agenzia delle Entrate, ricordando le innovazioni con cui si è aperto il 2009, con l'introduzione di Unico Mini, delle Locazioni Web e del VoIP, nel segno della semplificazione del rapporto con il Fisco.

L'Unico Mini è una versione estremamente semplificata del Modello Unico PF, composta da solo 4 pagine, utilizzabile da circa 4 milioni di contribuenti che presentano situazioni reddituali più comuni e meno complesse.

Locazioni Web è il nuovo servizio che permette di registrare i contratti di locazione e pagare le relative imposte con pochi click dal proprio computer: sono già 400 i contratti registrati e 750 i pagamenti effettuati. Infine, l'introduzione del sistema VoIP rende il call center delle Entrate più efficiente con tempi d'attesa ridotti e meno costi.

Per quanto riguarda il "Fisco a portata di mouse", nel 2008 più di 37 milioni di dichiarazioni dei redditi sono state presentate telematicamente (+ 3,7% rispetto al 2007), 30 milioni di versamenti F24 sono stati effettuati in rete (+ 9%) e oltre 175mila contratti di locazione registrati on line, in leggero calo rispetto al 2007 a causa della flessione registrata nel mercato delle locazioni a fini commerciali, in particolare del leasing immobiliare.

Dunque successo immediato per i canali web dell'Amministrazione fiscale, Entratel e Fisconline, che facilitano gli adempimenti tributari e offrono informazioni e servizi in tempo reale a circa 1 milione e mezzo di utenti. Il primo è riservato agli intermediari, e nel 2008 ha visto oltre 10mila nuove registrazioni. Il secondo è a disposizione dei singoli contribuenti, e lo scorso anno sono stati circa 340mila i nuovi iscritti.

Una considerazione a parte merita il cassetto fiscale, il servizio che offre la possibilità agli utenti Entratel e Fisconline di consultare, direttamente da casa e in sicurezza, i dati fiscali in possesso dell'Agenzia. Il 2008, infatti, è stato un anno da record con 7 milioni di accessi, il 75% in più rispetto al 2007, in cui le consultazioni erano poco meno di 4 milioni.

E quando il contribuente chiama il Fisco risponde. Sfiorano, infatti, quota 130mila le correzioni di comunicazioni di irregolarità, gli interventi correttivi e gli sgravi su ruoli operati dai Cam. Sono stati questi, infatti, i principali servizi erogati dagli oltre 600 funzionari dei Centri di Assistenza Multicanale che rispondono alle domande e risolvono le problematiche fiscali di contribuenti e professionisti: nel 2008 il numero di chiamate, contatti e-mail e risposte via sms ha sfiorato quota 2 milioni, in calo rispetto al 2007, a dimostrazione che i processi di semplificazione in atto stanno producendo i risultati sperati. Sono stati in totale 1.909.434 i contribuenti che hanno contattato l'Agenzia, di cui circa un milione e mezzo via telefono attraverso il numero unico 848.800.444.

Al successo dei canali telefonico e telematico si accompagna quello del canale tradizionale di contatto con i front office dell'Amministrazione fiscale. Sono oltre 7,6 milioni, infatti, i contribuenti che hanno preferito confrontarsi faccia a faccia con i funzionari delle Entrate - il 4,6% in più rispetto al 2007 - recandosi in uno dei circa 400 uffici dislocati sul territorio nazionale. In particolare, sono stati oltre 9 milioni i servizi erogati - un più 7% rispetto all'anno precedente - tra cui quelli di maggior successo risultano essere l'assistenza su comunicazioni di irregolarità e cartelle di pagamento, la trasmissione telematica di Unico Persone fisiche, la compilazione delle dichiarazioni e la registrazione di atti.

Fra gli altri servizi svolti dai funzionari delle Entrate c'è l'invio delle comunicazioni ai contribuenti. Nel 2008 sono state oltre 11milioni le comunicazioni di regolarità, mentre sono state circa 4 milioni quelle di irregolarità che hanno consentito di incassare più di 1,2 miliardi di euro.

 

L'imponibile evaso in Italia nel 2008 è stato di circa 331 miliardi di euro l'anno. In termini di imposte sottratte all'erario siamo nell'ordine dei 125,8 miliardi di euro. È questa la stima calcolata da KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani elaborando dati ministeriali, dell'Istat, della Banca d'Italia e dello Sportello del Contribuente

Cinque sono le aree di evasione fiscale analizzate: l'economia sommersa, l'economia criminale, l'evasione delle società di capitali, l'evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese.

La prima riguarda l'economia sommersa che sottrae al fisco italiano un imponibile di circa 125 MLD di euro l'anno. L'esercito di lavoratori in nero è composto da circa 2,2 milioni. Di questi 850.000 sono lavoratori dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro. Si stima un'evasione d'imposta pari a 30 MLD di euro.

La seconda è l'economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose che, in almeno 3 regioni del Mezzogiorno, controllano buona parte del territorio. Si stima che il giro di affari non "contabilizzati" si attesta sui 120 miliardi di euro l'anno con un'imposta evasa di 40 MLD di euro.

La terza area è quella composta dalle società di capitali, escluso le grandi imprese. Secondo i dati ministeriali e dello Sportello del Contribuente, il 79% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi negativi (52%) o meno di 10 mila euro (27%). In pratica su un totale di circa 800.000 società di capitali il 79% non versa le imposte dovute. Si stima un'evasione fiscale attorno ai 17 miliardi di euro l'anno.

La quarta area è quella composta delle big company. Una su tre chiude il bilancio in perdita e non paga le tasse. Inoltre il 94 % delle big company abusano del "transfer pricing" per spostare costi e ricavi tra le società del gruppo trasferendo fittiziamente la tassazione nei paesi dove di fatto non vi sono controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 30 MLD di euro. Inoltre, negli ultimi cinque anni, le 100 maggiori compagnie del paese hanno ridotto del 7 per cento le imposte dovute all'erario grazie all'uso di conti offshore.

Infine c'è l'evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all'erario circa 8,8 miliardi di euro l'anno.

In testa nel 2008, tra le regioni, dove sono aumentati numericamente gli evasori fiscali, risulta la Campania, con +9,4%. Secondo e terzo posto spettano rispettivamente al Veneto con + 9,1% e alla Lombardia +8,9%. A seguire il Lazio con +7,5%, la Liguria con +6,8%, l'Emilia Romagna con +6,3%, la Toscana con +5,9%, il Piemonte con +5,7%, le Marche con +5,3%, la Puglia con +4,8%, l'Abruzzo con +4,6%, la Sicilia con +4,3% e il Trentino Alto Adige con +4,1%. La Lombardia, invece, in valore assoluto ha fatto registrare il maggior aumento dell'evasione fiscale.

 

Confcommercio aggiorna in negativo le previsioni macroeconomiche: nel 2009 il Prodotto interno lordo diminuirà del 2,3% e avrà crescita zero nel 2010, mentre i consumi delle famiglie scenderanno quest'anno dell'1% e nel 2010 saliranno di appena lo 0,2%. La crisi economica porta l'Italia indietro di dieci anni ai livelli del 2000. Sono i dati della ricerca "Note per evitare la depressione (economica): meno fisco per le famiglie, più credito alle imprese", realizzata dall'Ufficio Studi Confcommercio e presentata in apertura della decima edizione del Forum di Cernobbio.

Secondo la ricerca della Confcommercio, le regioni che si troveranno più in difficoltà saranno Piemonte e Basilicata per il ruolo del settore auto, Puglia per il peggioramento dei saldi turistici e Calabria per il crollo della produttività e l'aumento delle migrazioni dirette al Nord. Si accentuerà invece per le imprese la forbice fra le cessazioni e le nuove iscrizioni.

Per Confcommercio l'economia italiana è dunque nel mezzo di una crisi che sarà più lunga e profonda del previsto sopratutto per la scarsa produttività dei fattori produttivi e per i redditi delle famiglie che non aumentano. Far ripartire i consumi delle famiglie e facilitare l'accesso al credito per le imprese sono dunque considerati i due fattori principali per affrontare la crisi.

Quali interventi per rilanciare l'economia? Le proposte sono quella di ridurre la pressione fiscale con un abbassamento della prima aliquota Irpef dal 23% al 22% e di prevedere benefici agli incapienti e sostegno ai disoccupati: misure che, secondo Confcommercio, avrebbero un costo di 9,8 miliardi di euro che si potrebbe coprire dai risparmi nella spesa pubblica.

Bisogna ripensare i modelli di consumo, soprattutto in un momento di crisi economico come quello attuale. E' questo il messaggio principale che è venuto fuori dalla Decima Giornata Europea del consumatore che si celebra ufficialmente il 15 marzo. Il Comitato economico e sociale europeo ha anticipato i temi della Giornata, organizzando oggi un dibattito con tutte le figure istituzionali.

Il Presidente del Cese, Mario Sepi, ha ricordato che il Comitato economico e sociale è all'origine della Giornata europea del consumatore, portando la rappresentanza dei consumatori, degli attori del mercato, così come delle istituzioni comunitarie. Per Sepi oggi è necessaria una riflessione di fondo che ri-orienti il nostro consumo, che è troppo spesso legato ai bisogni di riconoscimento sociale e di simboli di status. Questa riflessione, però, non può non implicare il concetto di sostenibilità, principio che al giorno d'oggi diventa fondamentale. "Il modello di protezione dei consumatori come lo conosciamo noi europei è unico al mondo" ha dichiarato il Presidente del Cese.

"Questa Giornata del consumatore costituisce in una certa misura una nuova partenza, soprattutto per far fronte alla crisi attuale, che è la più grave dal 1930 - ha detto Meglena Kuneva, Commissario Ue alla tutela dei consumatori - la politica dei consumatori, quindi, è in equilibrio con le preoccupazioni attuali, anzi ne costituisce un elemento di soluzione".

Kuneva ha sottolineato l'importanza del "consumatore istruito", che sia ad un tempo informato e comprenda il funzionamento del mercato unico. "La legislazione comunitaria non significa nulla se non viene messa in atto dagli Stati membri" ha spiegato il Commissario Ue. Dunque la nuova direttiva propone regole sane e il miglioramento della tutela dei consumatori del digitale, che costituiscono uno dei cantieri di lavoro del momento.

Marianne Thyssen, membro del Parlamento europeo, si è detta soddisfatta della cooperazione tra le istituzioni in materia di politica dei consumatori; ha sottolineato l'importanza dell'aspetto qualitativo dell'informazione al consumatore e della sorveglianza del mercato. Thyssen ha dichiarato, infine, che "la liberalizzazione, soprattutto quella dei servizi, non deve assolutamente nuocere ai consumatori".

"Un'Europa senza barriere!" è l'appello finale che arriva da Karel Machotka, direttore generale al Ministero dell'Industria e del Commercio della Repubblica Ceca, intervenuto alla Giornata europea del consumatore in rappresentanza della Presidenza ceca dell'Ue.

 

15 marzo 2009, dieci anni dall'istituzione della Giornata europea dei diritti del consumatore. Le associazioni si mobilitano: per l'occasione l'Adiconsum sarà presente a Roma con sei stand di informazione mentre il CEC Italia dedicherà la giornata di quest'anno al tema delle pratiche commerciali scorrette.

Istituita il 15 marzo 1999 su iniziativa del Comitato economico e sociale europeo, la Giornata - ricorda il Centro Europeo Consumatori ECC-Net Italia nella Newsletter "Europa Consumi" - coincide con la Giornata mondiale del consumatore, che a sua volta trae origine da una dichiarazione del presidente statunitense Kennedy al Congresso americano il 15 marzo 1962 nel corso del quale vennero enunciati per la prima volta alcuni diritti fondamentali dei consumatori. Quest'anno il CEC Italia ha deciso di incentrare la sua Giornata sulle pratiche commerciali scorrette, "comportamenti ingannevoli o aggressivi - informa - che, purtroppo, sempre più professionisti assumono, al fine di indurre con l'inganno o la pressione fisica o psicologica il consumatore all'acquisto di un prodotto, alterando la sua capacità di decisione e di scelta".

Adiconsum celebrerà la giornata con una domenica a contatto dei consumatori: appuntamento dalle 10,30 alle ore 17,30 a Roma alla Galleria Alberto Sordi con sei stand di informazione e con gli esperti dell'associazione. I temi coperti: viaggi e acquisti transfrontalieri, con la consulenza degli esperti dello Sportello europeo ECC-Net Italia; servizi bancari e dunque mutui, credito al consumo, risparmio; servizi assicurativi (Rc auto e polizze varie); sicurezza dei prodotti alimentari e sana alimentazione; utenze domestiche come luce, gas, telefono fisso e mobile, tv; risparmio di energia nelle abitazioni, nei condomini e incentivi 55%.

Sempre presso la Galleria Colonna ci sarà il Centro Europeo Consumatori, con uno stand presso cui sarà possibile ricevere consulenza e materiale informativo sui diritti dei consumatori europei nel Mercato Unico. Sarà un'occasione per chiedere consulenza su argomenti quali il trasporto aereo e i pacchetti turistici, la garanzia post- vendita sui beni e le vendite a distanza. Il focus tematico della Giornata è però proprio la tutela dalle pratiche commerciali scorrette. La Commissione Europea ha dedicato loro un sito web in 22 lingue: www.isitfair.eu.

Una seconda iniziativa di Adiconsum si svolgerà invece sui treni Alta velocità Roma-Milano delle ore 9.30 e 10.30 e Milano-Roma delle 14.30 e 15.30: l'associazione distribuirà il materiale informativo sul Tavolo di conciliazione istituito fra Trenitalia e le principali Associazioni dei Consumatori.

Ma cosa è cambiato per il consumatore europeo in dieci anni? Quali le conquiste e gli obiettivi sui quali deve puntare l'Unione europea nella tutela dei consumatori? In occasione della Giornata, Cittadini in TV, la TV-Web del Movimento Difesa del Cittadino, ha intervistato Anna Bartolini, rappresentante italiana nel Consiglio dei consumatori dell'Unione Europea. L'intervista è online sul sito di MDC.

Il 2008 si chiude con 391.688 ristrutturazioni effettuate con regime fiscale agevolato. Il dato, di poco inferiore al record del 2007, -2,7%, è comunque la seconda migliore performance dal 1998 a oggi. A dare nuova linfa al settore edilizio è arrivato anche il via libera della Ue all'applicazione permanente dell'Iva al 10%. Nel 2006, in assenza dell'autorizzazione comunitaria, le ristrutturazioni edilizie scontavano l'imposta al 20% e, per compensare l'aggravio economico, era stata innalzata la percentuale della detrazione Irpef dal 36 al 41%. Solo dopo la direttiva europea del 14 febbraio 2006, è stato possibile riconoscere di nuovo l'Iva ridotta nella misura del 10% e ripristinare il bonus fiscale del 36%, con decorrenza dal 1° ottobre 2006.

La Lombardia si conferma in testa alla classifica su base regionale delle ristrutturazioni agevolate richieste negli ultimi dieci anni. Ammonta a 755.834 il numero dei contribuenti che ha richiesto la detrazione d'imposta del 36% delle spese sostenute per restaurare un immobile di proprietà. Il dato rappresenta quasi il 21% del totale nazionale. Solo nel 2008, le ristrutturazioni lombarde hanno raggiunto quota 88.215, cioè il doppio di quelle registrate il primo anno di fruizione del bonus (1998). Dopo la Lombardia, seguono Emilia Romagna e Veneto, che segnano rispettivamente il 15% e il 12% del dato italiano.

 

I videogiochi possono stimolare l'apprendimento dei bambini e possono essere anche una efficace terapia nella riabilitazione di pazienti che hanno subito traumi cerebrali o degli autistici. Ma dietro di essi si nascondono molti pericoli, individuabili nella violenza e nell'assuefazione, quindi vanno controllati.

E' quanto chiede oggi il Parlamento europeo, approvando la relazione del parlamentare olandese Toine Manders, in cui si sostiene la necessità di trattare con precauzioni l'impatto dei giochi sul comportamento dei minori.

Il Parlamento sostiene l'adozione di norme di etichettatura armonizzate a livello comunitario per i videogiochi e chiede di inserire un'avvertenza sonora nel sistema paneuropeo d'informazione sui giochi (PEGI), che è già "uno strumento importante" per consentire ai genitori di scegliere giochi adatti ai bambini. Propone poi di esaminare il vantaggio di predisporre un "bottone rosso" da poter installare nelle console (mobili) oppure nei dispositivi di gioco e nei computer, "che sia in grado di bloccare un certo gioco o che possa controllare l'accesso al gioco a certe ore o ad alcune parti del gioco".

Un altro fenomeno da non sottovalutare è il ricorso a giochi acquistati e scaricati da internet, anche nei cyber café, cosa che rende sempre più difficili i controlli dei genitori. Servono, dunque, misure di controllo adeguate per gli acquisti on line, inclusi quelli tramite carte di credito o buoni, e si attendono che il settore professionale dei giochi "integri sistematicamente modelli di accesso per i giochi online in maniera tale che i minori non siano esposti a contenuti nocivi".

Anche perché il 3,2% dei minori tra i 6 e i 17 anni naviga in rete all'interno di Internet café senza alcun controllo da parte degli adulti. Per questo il Parlamento sollecita la Commissione a finanziare ulteriormente il sistema PEGI Online che gestisce i giochi scaricati da internet o online.

Si invita la Commissione ad attuare misure legislative che scoraggino l'uso improprio dei giochi online per attività commerciali sleali, fra cui attività che inducono con l'inganno utenti minorenni ad assumere impegni giuridici (ad esempio attraverso sottoscrizioni automatiche o dialer che impostano connessioni a costosi numeri a pagamento) o che inviano messaggi promozionali anticoncorrenziali come, ad esempio, il product placement o altre tecniche di marketing nascosto (stealth marketing).

Per i deputati è poi necessario organizzare campagne d'informazione e sensibilizzazione nazionali destinate ai consumatori, in particolare ai genitori, per aiutarli a scegliere videogiochi adatti all'età e al livello di conoscenze dei loro figli "evitando prodotti non adeguatamente etichettati". Ma anche per colmare il divario tecnologico generazionale e promuovere i sistemi PEGI e PEGI Online. La Commissione dovrebbe inoltre agevolare lo scambio delle migliori pratiche fra le competenti autorità dell'educazione nazionale in vista di integrare l'alfabetizzazione nel settore dei giochi negli obiettivi educativi della scuola primaria e secondaria.

 

Le Associazioni dei consumatori del Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti - Adiconsum, Adusbef, Assoutenti, Centro Tutela Consumatori Utenti, Cittadinanzattiva, Codacons, Confconsumatori, Federconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori - sono costrette a rimandare la manifestazione prevista per domani mattina a Piazza Montecitorio, contro il tentativo del Governo e della maggioranza di cancellare le liberalizzazioni introdotte con le "lenzuolate" di Bersani (legge 40/2007) e di vanificare la class action.

Il Sindaco di Roma Gianni Alemanno ha negato, infatti, alle Associazioni dei consumatori, insieme alle categorie professionali interessate dalle liberalizzazioni (liberi farmacisti, agenti assicurativi, etc.) di manifestare davanti alla Camera dei Deputati, in base ad un Protocollo firmato ieri con il Prefetto della Capitale, Giuseppe Pecoraro, che disciplina il diritto di protesta in alcune vie e piazze di Roma. Le Associazioni comunicano che la manifestazione è rinviata a quando sarà dato nuovamente il permesso di manifestare a Montecitorio.

Sono oltre 20 milioni i clienti delle banche italiane che utilizzano, oltre ai canali tradizionali (sportelli e promotori), quelli fai da te (Internet banking, calla center, aree self service). Soltanto 6 milioni, pari al 21% dei clienti delle banche italiane, continua a preferire esclusivamente il rapporto diretto con la banca e si reca, dunque, in uno dei 34mila sportelli sparsi in tutta Italia. Mentre il 70% dei clienti utilizza il canale tradizionale per "parlare" con la banca e si avvale di almeno un canale a distanza, in base all'operazione che deve svolgere. Infine, un 6% del totale dei clienti, si è fatto conquistare dalla tecnologia e gestisce le operazioni in rete, oppure tramite i call center o gli ATM.

E' quanto emerge dall'ultima indagine dell'Ufficio Marketing e Customer Satisfaction dell'Abi, realizzata in collaborazione con GfK Eurisko e presentata nel corso del convegno Abi "Dimensione Cliente 2009".

Ma quali sono i clienti più tecnologici? Oltre la metà dei clienti che preferiscono fare le operazioni in rete risiede al Nord; il 25% proviene dal Sud o dalle Isole. Inoltre i clienti tecnologici hanno livelli di istruzione più alti di quelli tradizionali: il 20% è laureato, il 48% ha fatto studi superiori.

"Sono sempre più i giovani - ha commentato il Direttore generale dell'Abi, Giuseppe Zadra - a gestire il rapporto con la banca tramite internet e telefono. Ci troviamo di fronte ad un mercato ricco di potenzialità, al cliente basta cliccare per scegliere, bisogna puntare sulla semplicità e sulla completezza delle informazioni. Il nostro obiettivo è duplice, continuare a garantire sicurezza ed elevati standard di qualità di servizi e prodotti e far leva sui progetti di educazione finanziaria per favorire la gestione responsabile del proprio risparmio".

E c'è un altro dato importante che emerge dall'indagine dell'Abi: i clienti tecnologici, navigando in internet, riescono a raccogliere informazioni e confrontare le offerte e servizi in misura doppia rispetto a quanto riesce a fare il cliente tradizionale. E più cresce la ricerca di informazioni on line, più aumenta la percezione del livello di differenziazione tra le banche. Nel 2003 i clienti che percepivano la propria banca uguale a tutte le altre erano il 37%, a giugno 2008 si sono ridotti al 25%.

Per migliorare il coinvolgimento dei clienti "telematici" nel 2006 l'Abi ha costituito l'Osservatorio sull'Internet banking che costituisce per le banche uno dei punti di riferimento più completi per le analisi dei bisogni, le attese, le esperienze d'uso, la Customer Satisfaction dei servizi finanziari fruiti online.

 

Presto arriverà la nuova Eurotariffa per chiamare col cellulare e mandare messaggi dall'estero, senza spendere un patrimonio. Dovrebbe scattare nell'estate del 2010, fino a metà 2012, e prevede una spesa di 40 centesimi di euro al minuto per le telefonate effettuate, 16 centesimi per quelle ricevute. Dal 1° luglio 2009, invece, mandare un messaggio di testo dall'estero dovrebbe costare 11 centesimi di euro.

Di questo hanno discusso ieri i deputati del Parlamento Europeo, riuniti in seduta Plenaria; i membri della Commissione Industria non hanno però accettato la proposta della Commissione Ue che prevede un ulteriore graduale calo delle tariffe: 37 centesimi di euro al minuto per le chiamate effettuate, 13 per quelle ricevute da giugno 2011; 34 centesimi al minuto per le telefonate effettuate e 10 per quelle ricevute da giugno 2012.

Inoltre la Commissione Ue vorrebbe estendere la regolazione del roaming fino a metà 2013, mentre il Parlamento resta fermo sul 30 giugno 2012, come termine della regolamentazione.

Per quanto riguarda il roaming dei dati, i parlamentari considerano la tariffa di 1 euro per megabyte troppo alta e vorrebbero ridurla a 50 centesimi. Infine, dal 1° luglio 2010, i consumatori non dovranno più pagare per ricevere messaggi vocali quando sono all'estero, in un qualsiasi Stato membro dell'Ue. Lo prevede un altro emendamento aggiunto dalla Commissione Industria.

Ora iniziano i negoziati informali con la Presidenza del Consiglio per raggiungere un compromesso da votare durante la Sessione Plenaria del 21-24 aprile 2009. "Il voto del Parlamento Europeo è una notizia molto importante per i consumatori di tutta Europa - ha dichiarato il Commissario Ue alle Telecomunicazioni, Viviane Reding - E' giusto che il Parlamento aiuti a rafforzare il potere d'acquisto dei consumatori, incoraggiandoli anche ad usare di più i telefonini. Ora lavoreremo insieme per assicurare la regolamentazione del roaming sugli Sms e sui dati, prima delle elezioni di giugno".

 

Qual è il destino lavorativo dei laureati? Soprattutto in un momento di pesante crisi, quale è quello che stiamo vivendo, cosa devono aspettarsi i ragazzi che escono dall'università? Ce lo dice l'IX Rapporto Almalaurea, presentato oggi a Roma, presso la sede della Crui, Conferenza dei rettori delle università italiane.

Il Rapporto 2009 sulla condizione occupazionale ha coinvolto quasi 300mila laureati di 47 università italiane, a 10 anni dall'avvio del Processo di Bologna. In particolare l'indagine, conclusa nell'autunno 2008, ha riguardato tutti gli oltre 140mila laureati post-riforma nell'anno solare 2007, intervistati a un anno dalla laurea: 105.439 di primo livello, 30.355 laureati specialistici (3+2), 7.715 laureati specialistici a ciclo unico (medicina, veterinaria, giurisprudenza, ecc.). Sono stati indagati, anche 79.761 laureati di primo livello nel 2005, intervistati a tre anni dalla laurea. Infine, il Rapporto ha coinvolto circa 64mila laureati pre-riforma, in particolare quelli delle sessioni estive 2007, 2005 e 2003 indagati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.

L'indagine, nel complesso, ha riguardato quasi i due terzi dei laureati post riforma usciti nel 2007 dal sistema universitario italiano; per la prima volta abbiamo a disposizione i dati sulla condizione occupazionale dei laureati specialistici biennali, a un anno dalla laurea.

Per iniziare quelche dato quantitativo.

Tra gli italiani di età compresa tra i 25 e i 34 anni, i laureati sono il 17%, mentre nel Regno Unito la percentuale è del 37%, in Spagna e negli Stati Uniti del 39%, in Francia del 41% e in Giappone del 54%. Il numero di laureati in Italia si riduce ulteriormente se prendiamo in considerazione la fascia d'età più avanzata: solo il 9% degli italiani tra i 55 e i 64 anni è laureato, contro il 23% della Germania, il 24% del Regno Unito e il 38% degli Stati Uniti.

Una causa inconfutabile di questo arretramento è la scarsa spesa pubblica destinata all'istruzione universitaria e alla ricerca. Alla prima l'Italia destina solo lo 0,78% del prodotto interno lordo contro più del 2% dei paesi scandinavi, l'1,02% del Regno Unito, l'1,16% della Germania, l'1,21% della Francia. Anche per gli investimenti nel settore della Ricerca e Sviluppo il nostro Paese è tra gli ultimi, destinando tra risorse pubbliche e private, l'1,10% del Pil.

Ma qual è la situazione del mercato del lavoro italiano per i laureati?

Nel primo bimestre 2009, rispetto ai mesi di gennaio e febbraio del 2008, c'è stato un calo nelle richieste di laureati del 23%; le contrazioni più forti le hanno subite i titoli di studio solitamente al vertice dell'occupazione (-35% nel gruppo economico-statistico, -24% in ingegneria). Da sottolineare il fatto che la banca dati Almalaurea mette a disposizione on line oltre un milione e 200mila curricula dei laureati dei 52 Atenei aderenti e nell'ultimo anno ha ceduto ad aziende italiane ed estere oltre 460mila curricula.

Dunque ad un anno dalla laurea risulta che:

  • il tasso di occupazione risulta in calo, nell'ultimo anno, dello 0,5%;
  • il tasso di disoccupazione, nell'ultimo anno, aumenta di 3%;
  • negli ultimi sette anni la quota di laureati occupati si contrae di 6%

Comunque la laurea risulta premiante: chi possiede un titolo di studio universitario ha un tasso di occupazione del 10% maggiore di chi ha un diploma di scuola superiore (78% contro 67%, dati Istat). Il reddito, poi, è più elevato del 65% rispetto a quello percepito dai diplomati.

A 5 anni dalla laurea la maggior parte dei laureati è inserita nel mercato del lavoro:

  • il tasso di occupazione, per i laureati del 2003 è pari all'84,6% (ma altri 7,4% proseguono gli studi);
  • la stabilità del lavoro coinvolge il 70% degli occupati;
  • l'efficacia del titolo nel mercato lavoro è elevato (il titolo conseguito è almeno "abbastanza efficace" rispetto al lavoro svolto per il 91% dei laureati occupati);
  • nota dolente è rappresentata dalle retribuzioni che, nell'ultimo quadriennio, seppure superiori a 1.300 euro, hanno visto il loro valore reale ridursi di circa il 6%.

Quanto guadagnano i laureati figli della riforma? Il guadagno ad un anno supera complessivamente i 1.100 euro netti mensili (contro i poco 1.010 euro dei pre-riforma). Il titolo conseguito, inoltre, risulta almeno abbastanza efficace per oltre l'87% dei laureati post-riforma (9 punti percentuali in più di quanto registrato fra i laureati pre-riforma).

Si conferma invece la consistenza del lavoro precario già segnalata nei precedenti Rapporti anche per i laureati pre-riforma. La stabilità, merce rara a un anno dalla laurea, è più elevata per i laureati di primo livello rispetto agli specialistici, ma pur sempre non raggiunge il 40%.

E come vengono accolti sul lavoro i laureati di 2° livello? Il tasso di occupazione è del 75%; a un anno dalla laurea guadagnano 1.117 euro mensili netti, ma anche per loro la precarietà resta la nota dolente: solo il 28% dei neolaureati specialistici ha un lavoro a tempo indeterminato o autonomo; il 49% ha un lavoro atipico.

Negli ultimi sette anni in Europa ed in Italia sono diminuite le interruzioni delle forniture di energia elettrica e la continuità del servizio ha registrato un costante miglioramento. E' quanto emerge dal IV "Benchmarking Report" sulla qualità del servizio elettrico, appena pubblicato dal Consiglio dei Regolatori Europei dell'Energia - CEER (*) - a cui l'Autorità italiana partecipa. Positivi i risultati per l'Italia che, per quanto riguarda la durata delle interruzioni (non programmate e al netto degli eventi eccezionali), si colloca tra i Paesi con i migliori livelli di continuità: 52 minuti persi in tutto l'anno 2007, contro i 57 della Francia, i 103 della Spagna e gli 89 del Regno Unito (per il Regno Unito il valore si riferisce al 2006). In continuo miglioramento anche il dato italiano riguardante la frequenza delle interruzioni lunghe non programmate: 2,1 interruzioni per cliente nel 2007 contro le 3,2 del 2001, con un calo del 35%.

Il Rapporto si concentra sull'analisi di tre aspetti principali: il miglioramento del livello di continuità della fornitura, la qualità del servizio commerciale (la velocità e l'accuratezza con cui vengono gestite le diverse richieste e reclami dei consumatori da parte degli operatori della distribuzione e della vendita), le caratteristiche tecniche della fornitura, come ad esempio la qualità del voltaggio (la tensione di alimentazione).

Nel dettaglio, il Rapporto sottolinea come nei diversi Paesi le Autorità di regolazione abbiano sperimentato con positivi risultati i meccanismi che prevedono indennizzi automatici per i consumatori, in caso di mancato rispetto da parte degli operatori di specifici livelli di qualità predeterminati dalla stessa Autorità. In aggiunta, i Regolatori possono anche imporre sanzioni per l'eventuale mancato rispetto (da parte degli operatori) di una serie di altri standards minimi per la qualità dei servizi tecnici e commerciali.

 

Giovedì 12 marzo Adiconsum, Assoutenti, Centro Tutela Consumatori Utenti, Cittadinanzattiva, Federconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori scenderanno in piazza per manifestare il proprio dissenso verso la politica del governo che vuole abolire i vantaggi per i consumatori introdotti con le liberalizzazioni di Bersani. I Consumatori manifesteranno al fianco delle categorie professionali interessate, tra cui i farmacisti e gli agenti assicurativi per chiedere, in particolare che non vengano aboliti, da un lato, il plurimandato e il diritto di recesso annuale, dall'altro, le oltre 2.750 parafarmacie.

Infine, conclude la nota, "i ripetuti rinvii dell'entrata in vigore della class action fanno dubitare fortemente della reale volontà del Governo di introdurre questo importante istituto di tutela dei consumatori". L'appuntamento è per il prossimo 12 marzo davanti alla Camera dei deputati in piazza Montecitorio.

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