Quinta edizione dell’Osservatorio sugli stili e sulle tendenze di consumo. Il consumerismo in Italia e in Europa.Il punto di vista dei cittadini. IPSOS

Aspetti del consumerismo italiano. Il punto di vista degli esperti. FONDAZIONE CENSIS

La crisi economica continua ad essere fonte di costanti preoccupazioni per i cittadini europei. E’ quanto emerge dalla ricerca svolta da Ipsos che ha preso in esame sei paesi UE (Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna e Polonia). La crisi sta erodendo infatti la capacità di risparmio delle famiglie che intaccano le riserve e non riescono  sostenere il peso di spese impreviste, costringendole a ricorrere ad una “rete sociale” familiare, in cui i genitori sono i principali protagonisti. L’impatto della crisi è pesante e colpisce trasversalmente molti paesi europei, in particolare quelli dell’area mediterranea (Spagna ed Italia) o dell’est Europa (Polonia). E’ altresì trasversale la “presa di coscienza” da parte degli intervistati che la propria capacità economica sta subendo e subirà un progressivo ridimensionamento: il 51% degli intervistati a livello totale ritiene che nei prossimi 12 mesi avrà meno soldi da spendere. Questo dato è particolarmente significativo per gli Italiani (64%) e conferma, per il nostro paese, il trend in crescita rispetto ad una minore disponibilità economica.

Con queste premesse, la conseguenza più immediata è quella di cercare di “allocare” al meglio le disponibilità economiche, in prima battuta cercando di ridurre le spese, comportamento che accomuna i due terzi degli intervistati nella maggior parte dei paesi considerati (66% a totale), specialmente in Italia (78%) ed in Spagna (77%), ossia dove la crisi si fa maggiormente sentire. Volendo fare una “classifica” dei beni o servizi che hanno, nella percezione dei cittadini, risentito del più elevato livello di incremento, i dati mostrano come le utenze domestiche (spese per acqua, luce, gas, riscaldamento) siano quelle alle quali gli intervistati, nel loro complesso, assegnano l’aumento più elevato. Di converso, le spese per vacanze, abbigliamento, fuori casa e tempo libero mostrano forti contrazioni.

La ricerca indaga anche sul ruolo dell’Europa nelle scelte consumeristiche: confermano la via via crescente consapevolezza che l’Unione Europea è sempre più un’Istituzione che fa parte della nostra realtà di cittadini comunitari, e sempre di più si ritiene di poterne cogliere anche le reali opportunità. Buono anche il dato sulla fiducia che i cittadini assegnano alle associazioni dei consumatori: dalla ricerca emerge un incremento negli ultimi 2 anni. La percentuale di consenso, infatti, si attesta al 54% del totale campione a livello Europa, 70% in Francia.

Alle prospettive del consumerismo in Italia è dedicato, invece, il lavoro curato dal Censis attraverso il punto di vista di un set di testimonials d’eccezione. Il primo dato che balza agli occhi è la frammentazione del mondo associativo, ostacolo allo sviluppo ulteriore del consumerismo organizzato. Altro tratto caratteristico del consumerismo italiano consiste nella opzione per una dimensione postcompravendita, con un approccio in prevalenza conflittuale, riparativo, spesso giudiziario, delle diversità di interessi sui mercati rispetto a pratiche mediatorie ex ante, fatte ad esempio della ricerca di forme di convergenza tra gli attori dei mercati. Ne consegue inevitabilmente la necessità di un riposizionamento che segua tre ‘direttrici’: la necessità di misurarsi con la concreta rappresentanza degli interessi; un’elaborazione culturale che renda il consumerismo una componente che conta molto di più nella vita quotidiana degli italiani; una capacità di ridefinire le pratiche rispetto alle lunghe derive del rapporto con il consumo.

 

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