L'8% dei campioni di alimenti e mangimi analizzati dall'EFSA, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, presenta risultati superiori ai livelli massimi di diossina disposti dalla legislazione dell'Unione europea, anche se, precisa l'Autorità, "alcuni dei campioni provenivano chiaramente da un prelievo mirato durante episodi di contaminazione specifici". Sono alcuni dei risultati dell'analisi sui livelli di diossine e sostanze affini presenti negli alimenti e nei mangimi pubblicata dall'EFSA. La relazione si basa su oltre 7 mila campioni raccolti da 21 Paesi europei fra il 1999 e il 2008. La Commissione europea aveva infatti chiesto all'Autorità di valutare i livelli di contaminazione da diossine in relazione ai livelli massimi stabiliti per diverse categorie di alimenti e mangimi nell'Unione europea, per la tutela dei consumatori.

Le diossine e simili, come i difenili policlorurati (PCB) diossina-simili, comprendono una serie di sostanze tossiche che si formano mediante combustione e processi industriali. A livelli contenuti si trovano negli alimenti, ma l'esposizione di lungo periodo ad alti livello di diossina ha ripercussioni negative sulla salute come l'insorgenza di tumori. Nella catena alimentare si accumulano soprattutto nel grasso animali. Secondo l'EFSA, "i più elevati livelli medi di diossine e PCB diossina-simili in rapporto al contenuto di grasso sono stati rilevati per fegato e prodotti a base di fegato di origine animale. In relazione al peso totale del prodotto, i livelli medi più alti sono stati osservati nel fegato di pesce e nei relativi derivati. Per quanto riguarda i mangimi, i livelli medi più elevati sono stati riscontrati nell'olio di pesce".

L'Agenzia ha dunque raccomandato di continuare a condurre controlli casuali su sufficienti campioni di alimenti e mangimi per assicurare una valutazione adeguata della presenza di tali sostanze.

Circa mille controversie risolte nell'arco di un anno. E' questo il risultato che consegue alla firma del Protocollo di conciliazione Enel - Associazioni dei Consumatori a dimostrazione del successo sempre crescente delle conciliazioni paritetiche Aziende - Consumatori. I numeri sono stati illustrati nel corso del "2° Workshop Nazionale sulla Conciliazione", organizzato da Enel, cui hanno partecipato oltre cento conciliatori.

Alla conciliazione possono ricorrere tutti i clienti domestici Enel. Ad oggi mille i casi risolti attraverso una rete di 560 punti di contatto e 100 conciliatori delle sedi territoriali delle Associazioni Consumatori che lavorano con i 50 conciliatori di Enel.

Ogni cliente di Enel Servizio Elettrico o Enel Energia, infatti, dopo aver inviato un reclamo scritto, se non si ritiene soddisfatto della risposta, per risolvere il problema può rivolgersi a una delle 17 Associazioni dei Consumatori che hanno aderito all'accordo con Enel.

La procedura di conciliazione si può utilizzare nella maggior parte delle controversie di natura economica legate alla fatturazione, nei casi di riduzione della potenza o sospensione della fornitura per morosità, di fatture con importi elevati o anomali rispetto alla media, e nei casi di doppia fatturazione e permette di risolvere le controversie in modo gratuito, semplice e rapido.

Hanno partecipato al Workshop la Direzione Consumatori e Qualità del Servizio dell'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas e le 17 Associazioni Consumatori del CNCU firmatarie dell'accordo con Enel: Acu, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Altroconsumo, Assoutenti, Casa del Consumatore, Cittadinanzattiva, Codacons, Codici, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori, Verbraucherzentrale Sudtirol - Centro Tutela Consumatori Utenti.

Dal 1° aprile caleranno le bollette elettriche ma aumenteranno quelle del gas. In particolare, le bollette della luce segneranno un meno 3,1%, con una riduzione della spesa media per le famiglie di circa 13 euro annui, mentre quelle del gas aumenteranno del 3,6%, pari a circa 34 euro in più. In totale, un aumento della spesa annua complessiva per una famiglia tipo di 21 euro l'anno. È quanto emerge dall'Aggiornamento trimestrale dei prezzi fatto dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas.

Gli aumenti del gas che scatteranno dal 1° aprile, sottolinea l'Autorità, sono legati all'effetto ''dell'elevato livello delle quotazioni internazionali dei prodotti petroliferi e soprattutto delle costose asimmetrie ancora evidenti rispetto al settore elettrico'', poiché "i mercati internazionale e nazionale del gas sono ancora caratterizzati da livelli insoddisfacenti di concorrenza ed efficienza". L'Autorità sottolinea però che ''le forti riduzioni dei prezzi gas registrate nel corso del 2009 (meno 16,4%) consentono di mantenere la spesa annua ancora inferiore, di 32 euro, rispetto a quella del 1° aprile 2009''.

Quando compriamo un prodotto, qualsiasi esso sia, quasi tutti sappiamo che per due anni c'è una garanzia che ci tutela dai suoi difetti e dai suoi malfunzionamenti. Ma sono in pochi a sapere che non finisce qui. Sui beni che acquistiamo, infatti, ci sono diversi tipi di garanzia: c'è la garanzia convenzionale, c'è quella legale e c'è poi quella proposta dal commerciante.

Purtroppo le garanzie post-vendita sono ancora un terreno sconosciuto alla maggior parte dei consumatori. Eppure ci sono leggi che tutelano chi acquista rispetto a chi vende, perché anche il legislatore si è reso conto che l'acquirente ha bisogno di una tutela maggiore perché è la parte contrattuale più debole. E, infatti, nel 2002, oltre a quanto stabilito già dal Codice Civile, si è introdotto un nuovo concetto che garantisce maggiormente il consumatore: il difetto di conformità. Con questo concetto si tutela il consumatore, oltre che dai vizi che rendono il prodotto non idoneo all'uso, anche da tutto quello che lo rende diverso da quanto previsto dalla pattuizione originaria. Insomma il consumatore dovrebbe essere consapevole dei suoi diritti quando acquista qualcosa e dovrebbe sapere che far valere questi diritti "non è un vezzo" ma un dovere civico.

E' di questo che si è parlato nell'interessante seminario "Le garanzie post-vendita. Tutela dei consumatori e obblighi di produttori e commercianti", organizzato dal Movimento Difesa del Cittadino in collaborazione con l'Università Roma Tre, che si è tenuto ieri presso la Facoltà di Economia di Roma Tre. L'incontro si inserisce in una serie di attività di informazione e comunicazione che sei Associazioni dei consumatori (Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa dei Cittadino e Unione Nazionale Consumatori) hanno portato avanti nel corso dell'ultimo anno attraverso il progetto Occhi Aperti!, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Dall'incontro sono emersi tanti spunti di riflessione, ma su tutti aleggia una certezza: è la disinformazione il peggior nemico, non solo del consumatore, ma anche del venditore che spesso dà informazioni sbagliate, senza saperlo. E senza sapere che se il consumatore vorrebbe far valere i suoi diritti potrebbe farlo perché è tutelato dalla legge. Ma il consumatore, nella maggior parte dei casi, non lo fa perché non vuole perder tempo e fatica dietro a qualcosa che ha acquistato. A volte preferisce semplicemente sostituirlo. Certo dipende dal prodotto in questione. Se il costo del prodotto è notevole, allora si che si va fino in fondo, ma se si tratta di un telefonino o forse anche di un pc di poche migliaia di euro, allora si lascia correre.

Dal 5 aprile 2010 le norme sui visti rilasciati dagli Stati dello spazio Schengen ai cittadini dei paesi terzi saranno più trasparenti, rapide ed eque, grazie all'applicazione del codice Ue dei visti. Adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio nel giugno 2009, il codice dei visti introduce norme comuni sulle condizioni e sulle procedure di rilascio, sulla determinazione dello Stato membro che deve esaminare le domande di visto e armonizza le disposizioni sul trattamento delle domande e sulle decisioni.

Il modulo uniforme di domanda di visto è stato snellito, il contenuto delle singole caselle è stato chiarito, a vantaggio sia dei richiedenti che del personale consolare. Possono beneficiare della concessione gratuita del visto ulteriori categorie di persone e i diritti per i visti dei minori tra i sei e i dodici anni sono stati ridotti a 35 euro (l'importo generale dei diritti rimane di 60 euro).

Il codice aumenta la trasparenza e la certezza del diritto; viene imposto l'obbligo di motivare il rifiuto del visto e riconosce il diritto di ricorso contro le decisioni negative. Infine, il codice rafforza il ruolo delle delegazioni dell'Unione nel coordinamento della cooperazione tra gli Stati membri nell'ambito della "cooperazione locale Schengen" nei paesi terzi.

Sono ancora troppi gli ostacoli per il consumatore che vuole acquistare beni o servizi da un altro Paese europeo. Cresce sempre di più, infatti, il divario tra il commercio elettronico transfrontaliero e quello domestico e, di conseguenza, è in declino la fiducia dei consumatori verso gli scambi transfrontalieri e verso l'efficacia delle risoluzioni delle controversie. E' quanto risulta dall'edizione di primavera del Quadro di valutazione dei mercati dei beni di consumo pubblicata oggi dalla Commissione europea. Il quadro di valutazione fornisce dati e indicazioni sul modo in cui il mercato interno funziona per i consumatori in termini di scelta, competitività dei prezzi e soddisfazione. Il numero e il valore delle transazioni transfrontaliere è un indice dell'integrazione effettiva del mercato europeo al dettaglio.

Nel 2009 il commercio transfrontaliero è cresciuto pochissimo: soltanto il 29% dei consumatori ha effettuato acquisti in un altro paese dell'UE (25% nel 2008) e soltanto il 25% dei dettaglianti ha venduto in un altro paese dell'UE (20% nel 2008). Cresce il divario tra gli acquisti on line domestici e quelli transfrontalieri: nel 2009 il 34% dei consumatori dell'UE ha acquistato on line beni o servizi da rivenditori nazionali (28% nel 2008), ma soltanto l'8% ha ordinato beni o servizi in altri paesi dell'UE (6% nel 2008).

Da altri studi effettuati dalla Commissione europea emerge che gli acquisti transfrontalieri possono offrire ai consumatori un'effettiva possibilità di risparmiare e una maggiore scelta. Ma continuano a sussistere degli ostacoli e molti commercianti rifiutano di consegnare i loro prodotti in un altro paese.

Precedenti relazioni hanno evidenziato che più del 60% delle ordinazioni transfrontaliere non ha esito. La Commissione ha deciso quindi di abbattere questi ostacoli prendendo le mosse da un catalogo di misure messo a punto nel mese di ottobre 2009. Tali misure comprendono l'armonizzazione delle regole finora frammentate, il potenziamento dei meccanismi per la risoluzione delle controversie e la semplificazione delle regole che si applicano ai dettaglianti.

Sicuramente la crisi economica ha avuto un impatto negativo sui mercati nazionali e sulla fiducia dei consumatori, ma c'è un dato positivo: otto Stati membri, Portogallo, Lussemburgo, Irlanda, Italia, Austria, Francia, Slovacchia e Regno Unito, hanno migliorato la loro posizione rispetto al 2008.

Varia di molto, da un paese all'altro, anche la capacità che i consumatori hanno di fare acquisti di beni e servizi: in sei Stati membri questa risulta essere meno della metà della media europea, tenendo conto sia dei redditi medi sia dei livelli dei prezzi. Colpisce il fatto che il costo della vita sia più abbordabile per i consumatori dei paesi più ricchi, nonostante i prezzi elevati: il Lussemburgo è di gran lunga il paese più abbordabile, seguito da Regno Unito, Cipro, Paesi Bassi e Austria.

"Per i consumatori il mercato unico europeo rappresenta la promessa di una più ampia scelta e di prezzi più bassi - ha commentato il Commissario Ue alla salute e alla tutela dei consumatori, John Dalli - Questa promessa spesso rimane irrealizzata poiché i commercianti e i negozianti si trovano bloccati entro i loro confini nazionali a causa di ostacoli rilevanti. Sono deciso ad adoperarmi, assieme ai miei colleghi commissari, per abbattere questi ostacoli. Intendo lodare - ha concluso Dalli - gli Stati membri che, nonostante le pressioni cui sono sottoposti i bilanci nazionali, continuano a investire per creare un ambiente in cui si nutre fiducia negli organismi a tutela dei consumatori e si risolvono celermente le controversie".

Sono tre le nuove famiglie di investitori che emergono dalle anticipazioni qualitative dell'indagine Associazione Bancaria Italiana (Abi) - GfK Eurisko: l'esploratore, l'amministratore e l'affettivo. L'analisi è focalizzata sui clienti "affluent", che sono circa il 20% del totale, considerando fra questi chi ha un patrimonio tra i 50 e i 300mila euro e con un portafoglio diversificato in attività gestite e amministrate.

L'esploratore è l'investitore per cui una parte del patrimonio può essere destinata all'emozione. In questo caso il cliente non tralascia la dimensione della responsabilità, ma punta anche alla ricerca continua del miglior rendimento possibile. Messa, quindi, al sicuro la parte più rilevante del patrimonio, l'esploratore ne destina una piccola parte, in genere un 10 - 15%, a un rendimento più alto. Questa figura ha una buona cultura finanziaria, segue i mercati e i titoli con un aggiornamento quasi quotidiano. Non solo decide in piena autonomia quando acquista in filiale, ma spesso fa anche trading online. L'esploratore ha un profilo di rischio tra il medio e l'alto ed è in genere uomo.

La seconda figura è l'amministratore, per cui il patrimonio mobiliare richiede gestione e manutenzione come quello immobiliare: il patrimonio viene gestito con prudenza, controllato, richiede "manutenzione" per evitare che venga intaccato. L'amministratore sente che occorre essere preparati, che ci vuole competenza e informazione. Raggiunge dunque una certa cultura finanziaria, segue e si informa, matura una certa autonomia decisionale, anche se la banca o il promotore continuano ad essere un riferimento importante. L'obiettivo di non mettere a rischio il patrimonio, lo porta ad agire con prudenza. La conseguenza è un livello di rischio generalmente basso o medio.

Il paradigma dell'affettivo ha come punto nodale la condivisione. In questo caso il cliente cerca una guida per la gestione del suo patrimonio, tende a rendere affettivo il rapporto con il gestore/promotore, che diventa una figura cruciale. Il rapporto ha una forte componente di fiducia costruita nel tempo. L'affettivo oscilla tra la decisione in autonomia e la delega al referente, la cui opinione ha comunque un valore elevato. L'investitore ha una cultura finanziaria più basica, ma possiede pochi e chiari criteri guida per orientarsi, anche se è poco propenso ad aggiornarsi costantemente. L'affettivo ha un profilo di rischio basso o medio ed è caratterizzato da una forte presenza femminile.

L'87% dei consumatori predilige il supermercato e l'ipermercato, il 24% acquista presso il mercato rionale o comunale, il 23% nei negozi e il 22% nelle catene di discount. Particolarmente interessanti sono i dati relativi alla percentuale dei consumatori che acquistano direttamente dal produttore in azienda (10%), abitudine che si sta affermando sempre più e che vince nettamente sull'acquisto nei Farmers' market (2%), che rappresentano una nicchia più comunicata che utilizzata. E' il quadro che emerge da un'indagine realizzata da ISPO per Confagricoltura.

Il 46% degli intervistati acquista da solo; il 28% lo fa con il partner e 16% con altri parenti e amici. Coloro che dichiarano di fare acquisti da soli sono per lo più donne (63%) e casalinghe (69%), mentre tra il 28% di coloro che sono soliti acquistare insieme al partner, gli uomini, indipendente dalla classe sociale e dal livello di istruzione, si rivelano i più disponibili a fare acquisti in compagnia (36%).

Dall'indagine emerge anche una completa assenza della modalità di acquisto via internet, telefono o catalogo, indice del bisogno dei consumatori di verificare direttamente la provenienza dei prodotti acquistati. In futuro i consumatori si rivolgeranno sempre più direttamente alle aziende agricole produttrici, come dimostrano le percentuali in merito agli interessi dei consumatori nei confronti dei nuovi canali di acquisto, dati tra cui è preponderante il 64% relativo agli acquisti diretti dal produttore.

Il rapporto dei consumatori con le aziende produttrici rappresenta un aspetto centrale dell'indagine elaborata da ISPO. Tra gli intervistati coloro che si dichiarano più interessati ad effettuare i propri acquisti direttamente presso le aziende agricole sono per il 70% coloro che fanno la spesa con altri, soprattutto maschi (68%) e giovani (25-34enni: 72%; 35-44enni: 67%), trasversalmente alle diverse classi sociali. Emerge inoltre che la disponibilità a comprare direttamente in azienda è alta (tra il 61% e il 66%) tra tutti gli utilizzatori di altri canali. La "resistenza" nei confronti di questa tendenza è rappresentata per il 43% da donne, per il 48% da anziani, per il 44% da pensionati e per il 46% da meno istruiti. Il motivo principale della resistenza è l'eccessiva lontananza da casa delle aziende produttrici, fattore ostacolante per il 65% degli intervistati e soprattutto per le casalinghe (70%). Le ragioni che spingono invece a rivolgersi direttamente al produttore sono, da un lato, la possibilità di risparmiare pur comprando prodotti di qualità (38%), determinante soprattutto per laureati, abitanti del Nord-ovest e di città metropolitane. Un altro elemento incentivante, soprattutto per gli uomini, è l'opportunità di coniugare esigenze pratiche e bisogni ludici: andare a fare acquisti in fattoria offre l'occasione di fare una piacevole gita fuori città, fattore rilevante per anziani e pensionati e per chi risiede nel centro Italia e in piccoli centri, che formano quel gruppo del 15% che ama fare gli acquisti in compagnia degli amici.

Liliana Ciccarelli è stata eletta Segretario Generale di Consumers' Forum. Liliana Ciccarelli, già responsabile delle Politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva, subentra a Giustino Trincia che ha assunto per Abi la responsabilità dell'Ufficio Rapporti con le Organizzazioni dei Consumatori - Area Retail. Cittadinanzattiva è tra i soci storici del Consumers' Forum e conferma, attraverso la disponibilità della propria rappresentante a ricoprire tale carica, l'investimento nelle politiche consumeriste in particolare sul versante della formazione, della conciliazione e della promozione e diffusione della cultura del consumo responsabile.

"L'esperienza di Consumers' Forum - commenta Ciccarelli - rappresenta una novità a livello europeo: uno spazio di dialogo e confronto continuo su temi molto concreti e operativi, come può essere ad esempio quello del credito al consumo, che sono di attualità anche in un contesto europeo. E proprio sul tema del credito al consumo a breve sarà organizzato un grande evento pubblico. Comunque quello dell'Europa è un percorso che non è più eludibile. Consumers' Forum è un esempio di metodo di lavoro che sta funzionando e che sentiamo di poter proporre all'Europa per trovare anche noi stessi degli spazi di miglioramento e di confronto". Per il neo segretario, l'attuale contesto di crisi "sollecita ad un confronto davvero serio, ad esempio sulla responsabilità sociale delle imprese, sulla sostenibilità, sull'uso attento delle risorse e sulla scelta dei consumi".

Diversificare le fonti di energia e valorizzare il ciclo di vita delle materie prime attraverso opportune azioni di riciclo su carta, plastica e prodotti per la stampa come cartucce e toner, tutela la salute e l'ambiente e consente il risparmio ragionato. E' questo l'obiettivo che Poste Italiane intende raggiungere attraverso la nuova iniziativa di raccolta differenziata dei rifiuti realizzata all'interno dell'Azienda.

Da marzo 2008 presso la sede centrale dell'EUR, con l'impegno di estenderla a tutte le sedi dislocate sul territorio, è iniziata la raccolta differenziata della carta, della plastica e delle cartucce del toner con il posizionamento di specifici contenitori dislocati in ogni piano, presso punti sensibili di tutti gli edifici della sede centrale.

I risultati della raccolta differenziata in questi ultimi due anni hanno registrato un riciclo di 211.480 kg di carta, pari a 84.795 risme formato A4 ed a più di 700 alberi di pino salvati ed a un riciclo di 38.720 kg di plastica corrispondenti ad una mancata emissione di 77.440 kg di anidride carbonica nell'aria.

Inoltre, a partire dal 2010, il contenitore già esistente in ogni ambiente di lavoro sarà destinato alla raccolta dei soli rifiuti cartacei e verrà affiancato da un ulteriore cestino che servirà alla raccolta di ogni tipo di rifiuto non appartenente alle categorie oggetto di raccolta differenziata. Sarà quindi possibile smaltire in maniera separata ogni tipo di rifiuto prodotto in ufficio.

La maggior parte dei consumatori sa che conservare lo scontrino serve per fare valere la garanzia nel caso di acquisto di un prodotto difettoso. Ma qui sembra finire la consapevolezza riguardo ai diritti in merito alle cosiddette garanzie post-vendita, che tutelano il consumatore da acquisti inutili, truffe, raggiri. C'è ancora tanta disinformazione sulla tutela dei consumatori e ripetute violazioni delle norme da parte dei venditori. Per richiamare l'attenzione su questa importante misura di tutela degli interessi dei consumatori, il Movimento difesa del Cittadino, in collaborazione con l'Università Roma Tre, ha organizzato il seminario "Le Garanzie post-vendita. Tutela dei consumatori e obblighi di produttori e commercianti". L'incontro si inserisce nella serie di attività di informazione e comunicazione che le sei associazioni dei consumatori (Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori) hanno portato avanti nel corso dell'ultimo anno attraverso il progetto Occhi Aperti! (www.occhi-aperti.it ).

Dalle segnalazioni dei cittadini giunte nell'ultimo anno al Movimento Difesa del Cittadino, capofila del progetto Occhi Aperti!, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico e realizzato con altre 5 associazioni, emerge che sebbene quasi il 90% di coloro che effettuano un acquisto conservi lo scontrino, la maggior parte non sa cosa fare per far valere la garanzia su un prodotto difettoso. L'80% dei consumatori dichiara infatti di aver ricevuto informazioni sbagliate dal venditore, che propone di rivolgersi al produttore per la sostituzione o riparazione del bene e non fornisce informazioni sulla differenza tra garanzia legale e convenzionale.

La riunione verrà aperta dal Presidente Movimento Difesa del Cittadino, Antonio Longo, cui seguiranno gli interventi di esperti nelle materie consumeriste, tra cui Liliana Rossi Carleo, Professore ordinario Diritto privato Università degli Studi Roma Tre e Francesca Ferri, vice segretario generale dell'Antitrust.

L'appuntamento è per Lunedì 29 marzo ore 14.30 - Università degli Studi Roma Tre Facoltà di economia (Aula 5 - Roma, Via Silvio d'Amico 77).

I quarantenni ritrovano più facilmente lavoro e il 55% dei disoccupati ha trovato un nuovo lavoro dipendente nel corso del 2009. Il mercato del lavoro dunque "ha dato segnali di vitalità, di dinamismo e di flessibilità forse inattesi". È quanto comunica il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua: "Se sottraiamo coloro che sono andati in pensione durante il periodo di disoccupazione e coloro che hanno aperto una partita Iva, la percentuale di rioccupazione sale oltre il 57%".

Lo studio sui tempi di reimpiego condotto dall'Inps ha utilizzato un campione composto da 397.414 soggetti beneficiari di assegno di disoccupazione ordinaria non agricola a partire da gennaio 2009. A fine 2009 risultavano reimpiegati 217.343 disoccupati (circa il 55%) cui si devono aggiungere oltre 7.500 lavoratori che nel frattempo hanno raggiunto i requisiti per la pensione e almeno altre 10mila persone che hanno aperto una partita Iva.

In totale, il 51% dei reimpieghi avviene nei primi tre mesi. La percentuale di chi ritrova lavoro è maggiore fra gli uomini (57%) che fra le donne (43%). Il maggiore dinamismo si presenta nella fascia d'età compresa fra 40 e 49 anni, nella quale la percentuale di reimpiego supera il 58%. Si ferma invece al 56,1% per gli under 39 anni e scende al 46,8% per gli over 50.

E' stata inaugurata ieri, a Milano, la prima filiale di Extrabanca, il nuovo istituto di credito dedicato agli extracomunitari e agli immigrati residenti in Italia. Tra gli azionisti di Extrabanca figurano Generali con oltre il 12% e la Fondazione Cariplo, con oltre il 4%. Ad essi si aggiungono circa 35 soci privati di estrazione soprattutto industriale, come il gruppo Giglio di Piacenza o il gruppo Amenduni di Vicenza con quote tra il 4% e l'8%. Il presidente Orlandini detiene circa il 3%. Il 55% dei dipendenti della prima filiale di Extrabanca sono di origine extracomunitaria, di undici nazionalità diverse.

Extrabanca prevede di estendere la propria rete a 25-40 sportelli entro il 2015: le prossime aperture saranno ancora a Milano e a Roma, ma il focus è sulle 15 province italiane dove maggiore è la concentrazione del reddito extracomunitario. Il requisito del permesso di soggiorno resta fondamentale per l'accesso ai servizi dell'istituto e le procedure di valutazione del credito sono quelle comuni a tutto il sistema bancario.

Un capo d'abbigliamento per bambini su dieci non rispetta gli standard europei di sicurezza. Il problema sono le corde e i lacci che possono strangolare i bambini, soprattutto quelli al di sotto dei 7 anni. E' quanto risulta dai controlli effettuati dalle autorità di vigilanza di 11 Stati membri dell'Unione europea, su 16.000 capi d'abbigliamento, tra l'agosto del 2008 e il febbraio del 2010.

I casi più diffusi, notificati al RAPEX, il sistema europeo di allarme rapido per i prodotti non sicuri, sono quelli di lacci impigliati negli ingranaggi delle biciclette, nelle porte e nelle portiere delle automobili. Le statistiche nazionali sugli incidenti si dividono in due grandi gruppi, a seconda dell'età della vittima: gli incidenti mortali per i bambini più piccoli a causa dell'intrappolamento, ad esempio, della corda del cappuccio nelle strutture dei parchi gioco, come gli scivoli; gli incidenti in cui i bambini più grandi restano gravemente lesi, dopo che i lacci degli indumenti sono rimasti incastrati in veicoli in movimento, come le porte degli autobus, gli impianti di risalita delle piste da sci e le biciclette.

"Spetta ad ogni genitore o accompagnatore giudicare il miglior modo per gestire la sicurezza del bambino. Il nostro compito è quello di dare loro la possibilità di scegliere gli indumenti per i loro figli, senza doversi preoccupare della sicurezza - ha dichiarato il Commissario europeo alla Salute e alla Tutela dei consumatori, John Dalli - Dobbiamo vigilare, a nome dei consumatori più vulnerabili, affinché i prodotti che raggiungono il nostro mercato, rispettino i requisiti di sicurezza". E Dalli ha mandato due messaggi: ai genitori ha detto "siate consapevoli"; alle aziende "siate responsabili della sicurezza dei prodotti che immettete sul mercato".

La Commissione Europea raccomanda ai produttori, ai distributori, agli importatori e ai dettaglianti, di garantire che le corde e i lacci dei capi d'abbigliamenti per i bambini rispettino la norma europea EN 14682:2007 o che forniscano un livello di sicurezza equivalente. Per i genitori, invece, ci sono alcuni consigli: i vestiti per i bambini fino a 7 anni non dovrebbero avere corde o lacci nei cappucci o nelle parti vicine al collo; i vestiti per i bambini più grandi non dovrebbero avere corde o lacci più lunghe dei 75 cm. Chi ha acquistato un capo che non rispetta dunque i requisiti di sicurezza può segnalarlo all'autorità di sorveglianza del proprio paese.

Negli ultimi anni quote sempre maggiori della spesa per le famiglie sono state dirottate verso i consumi obbligati, quali affitti, sanità, assicurazioni, restringendo dunque la possibilità di acquistare beni e servizi. Tanto è vero che negli ultimi tre anni la domanda di beni da parte delle famiglie ha mostrato un andamento molto negativo, con una riduzione dei volumi acquistati del 5,6%. La riduzione è più contenuta per gli alimentari, ma l'evoluzione "spiega come in un momento di difficoltà e con un reddito in diminuzione, le famiglie, nell'impossibilità di comprimere le spese obbligate, siano state costrette a ridurre ulteriormente l'area relativa ai consumi di beni commercializzabili, tendenza destinata a permanere anche nel biennio 2010-2011, con gli inevitabili effetti negativi sul sistema distributivo". È quanto rileva oggi Confcommercio. Dati che vengono accolti dai Consumatori come una prova della bontà delle previsioni fatta dalle associazioni ma anche come spunto per ritenere del tutto insufficienti e inadeguati gli incentivi decisi nei giorni scorsi dal Governo.

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