Quest’anno all’Antitrust sono già state presentate 1077 richieste del rating di legalità da parte delle imprese. Dalle 83 richieste dello scorso gennaio si è passati alle 174 di settembre; finora i casi chiusi sono 963, mentre gli altri sono tuttora in corso per verifiche e accertamenti. Il bilancio viene dall’Autorità garante della concorrenza e aggiorna i dati dello strumento “premiale” per le aziende virtuose.
In particolare, spiega una nota dell’Antitrust, le attribuzioni del rating assommano a 778 (pari all’81%), contro 43 dinieghi (4,4%) e quattro revoche (04%). Per il resto, si contano 16 conferme (1,6%), 10 incrementi di punteggio (1,0%) e 85 archiviazioni (8,8%).
Approvato dal Parlamento alla fine del 2012, il Rating di legalità è lo strumento “premiale” con cui è stato affidato all’Antitrust il compito di attribuire un punteggio, da una a tre “stellette”, alle imprese virtuose che hanno un fatturato superiore ai due milioni di euro annui e corrispondono a una serie di requisiti giuridici. Per ottenere una “stelletta”, il titolare dell’azienda e gli altri dirigenti non devono avere precedenti penali o tributari. Oltre a non essere stata condannata nel biennio precedente per illeciti antitrust, l’impresa deve effettuare pagamenti e transazioni finanziarie oltre i mille euro esclusivamente con strumenti tracciabili. Per ottenere un punteggio più alto, il Regolamento indica altri sei requisiti: due “stellette” se ne vengono rispettati la metà, tre “stellette” se vengono rispettati tutti.
Del rating si tiene conto in sede di concessione di finanziamenti da parte delle PA e di accesso al credito bancario; la normativa prevede inoltre che “gli istituti di credito che omettono di tener conto del rating attribuito in sede di concessione dei finanziamenti alle imprese sono tenuti a trasmettere alla Banca d'Italia una dettagliata relazione sulle ragioni della decisione assunta”.