“Tra non molto tutto quello che facciamo sarà diverso. Ma quanto siamo disposti a farlo da subito?”. Con questo interrogativo, Raffaele Tiscar, vice segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, evidenzia che le sfide connesse con la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda Digitale entro il 2020, non sono solo un problema di infrastrutture di rete da ammodernare. Internet ultra veloce, infatti, significa anche un cambiamento di natura culturale che investirà tutte le nostre abitudini quotidiane.
“Quanto siamo disposti a usare solo le fatture digitali, a fare i colloqui con gli insegnanti via Skype e usare materiale scolastico solo digitale, a fare la spesa solo su Internet e a conservare i documenti su un cloud?”, continua Tiscar. La terza edizione del Consumeeting, che si è svolta nella giornata di ieri, ha fatto il punto sullo stato dell’arte della digitalizzazione del Paese in relazione a diversi aspetti tra cui anche l’Agenda Digitale.
“Il consumatore, oggi più che è mai, è connesso e interconnesso. Ha maggiore facilità di accesso agli scambi e alle informazioni e può costruire reti di relazioni. Per questo occorre che il dialogo tra imprese, autorità governative e associazioni dei consumatori sia sempre attivo”, ha precisato Lamberto Santini, presidente di Consumers’Forum. A che punto siamo, quindi, con l’avanzamento del piano previsto dall’Agenda Digitale europea?
Secondo l’intenzione dell’Unione, nell’Europa del 2020 ci sarà più lavoro, più ricerca e sviluppo e più digitale. Per soddisfare queste aspettative è stato proposto un piano d’azione in 7 punti: realizzazione del mercato unico digitale, miglioramento dell’interoperabilità e degli standard, rafforzamento della fiducia e della sicurezza online, accesso veloce a Internet per tutti, maggiori investimenti in ricerca e innovazione, sviluppo delle competenze digitali, attivazione dei benefici dell’ICT. Il progetto si profila piuttosto ambizioso e al momento gli ostacoli sembrano diversi. Solo il 15% dei consumatori europei, ad esempio, effettua acquisti online da un altro paese europeo e le imprese che operano via Internet non sembrano ancora in grado di trarre tutti i vantaggi possibili da questo canale di vendita (solo il 7% delle PMI vende all’estero tramite Internet). Permangono problemi legati alla conformità dei prodotti, che fa calare il livello dei fiducia percepito, e una scarsa conoscenza dei diritti di base del e-consumer. Per questo motivo la commissaria europea, Věra Jourovà, ha annunciato che entro la fine dell’anno saranno varate nuove norme per garantire a tutti i consumatori e imprese europee un miglior accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa. Le prospettive di sviluppo economico attese grazie alla creazione del mercato unico digitale, infatti, non possono essere sottovalutate: 415 miliardi di euro in più ogni anno e migliaia di nuovi posti di lavoro.
E l’Italia? La strategia intrapresa dal Governo agirà per la prima volta sia dal lato dell’offerta dei servizi digitali, sia su quello del loro reale utilizzo da parte dei cittadini/ utenti/ consumatori. L’investimento in termini economici per portare Internet ultra veloce a tutti è pari a 12,4 miliardi di euro, di cui quasi 7 di origine esclusivamente pubblica e rivolti in particolare a quelle aree nelle quali i grandi operatori non vogliono investire con le loro sole forze. “Fallire gli obiettivi europei in questo campo, vuol dire perdere un treno importante in termini di sviluppo e capacità concorrenziale del Paese”, ha commentato ancora Tiscar.