In Europa quasi 80 milioni di persone, pari al 16% della popolazione, vive al di sotto della soglia di povertà. E i cittadini sono consapevoli del problema: in media, l'89% degli europei afferma che il loro governo deve adottare misure urgenti per affrontare la povertà. In tutta Europa il 53% dei cittadini ritiene che la responsabilità di combattere contro la povertà ricada essenzialmente sui governi nazionali, e anche se non viene attribuita una responsabilità primaria all'Unione, molti considerano rilevante il suo ruolo: per il 28% esso è "molto importante" e per il 46% "alquanto importante". Il 73% dei cittadini europei ritiene inoltre che la povertà sia un fenomeno diffuso nel proprio paese. Sono alcuni dei risultati di una indagine Eurobarometro presentata oggi dalla Commissione europea in vista dell'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, che si svolgerà nel 2010.

Le principali cause della povertà secondo gli intervistati sono gli alti tassi di disoccupazione (52%) e i salari inadeguati (49%), insieme a prestazioni sociali e a pensioni insufficienti (29%) e al costo eccessivo di un alloggio decente (26%). Fra le condizioni "personali" vengono invece citati la mancanza di istruzione, formazione o qualifiche, la povertà "ereditata" e la dipendenza da alcol e droga.

"I risultati dell'indagine indicano che cittadini europei sono ben consapevoli delle problematiche della povertà e dell'esclusione sociale nella società odierna e desiderano che si faccia di più per affrontarla - ha affermato Vladimír Špidla, Commissario responsabile per gli Affari sociali - Mentre la maggior parte degli intervistati ritiene che sia il proprio governo a doversi fare carico di tale responsabilità, tre quarti dei cittadini si attendono che anche l'Ue svolga un ruolo importante in tal senso. L'imminente Anno europeo ci offre un'opportunità unica per porre al centro dell'attenzione in tutta l'Ue la necessità di lottare contro la povertà."

 

Il Consiglio dei Ministri che si è tenuto questa mattina ha approvato, tra l'altro, su proposta dal Ministro della giustizia, Angelino Alfano, uno schema di decreto legislativo che, in attuazione della delega conferita al Governo dalla legge n. 69 del 2009 in materia di processo civile, riforma la disciplina della mediazione finalizzata alla conciliazione di tutte le controversie in materia civile e commerciale. Il provvedimento sarà trasmesso alle Commissioni parlamentari per il parere per poi tornare nuovamente in Consiglio per la validazione. Sarà operativo - ha spiegato il Ministro durante la conferenza stampa - entro 90 giorni.

"Si tratta - ha detto Alfano - di un nuovo istituto giuridico finalizzato alla deflazione del sistema giudiziario. E' il primo passo per sconfiggere il nemico numero 1 della giustizia italiana: la lentezza". Attraverso la mediazione le parti tra le quali è sorta una controversia cercheranno attraverso l'operato di un mediatore - un soggetto terzo e qualificato (presso il Ministero della Giustizia sarà istituito un registro dei Mediatori) - di giungere ad un accordo condiviso.

La mediazione potrà essere di due tipi: facilitativa, nel caso in cui le parti siano aiutate a raggiungere un accordo anche amichevole sul loro rapporto in funzione dei rispettivi interessi; aggiudicativa, quando viene proposta una risoluzione delle controversie distribuendo torti o ragioni. Sarà poi suddivisa in tre modelli: mediazione obbligatoria, facoltativa e demandata dal giudice. Nel primo caso, la mediazione sarà condizione necessaria per poter avviare un processo e riguarderà un catalogo di situazioni in cui sono comprese le liti di condominio, locazione, responsabilità da colpa medica, i contratti bancari e assicurativi. Nella mediazione facoltativa, invece, le parti scelgono liberamente la via della composizione stragiudiziale della lite, mentre in quella demandata dal giudice, quest'ultimo può invitare le parti a risolvere il loro conflitto davanti agli organismi di conciliazione, quando la natura dalla causa e le risultanze dell'istruttoria lo suggeriscano.

I vantaggi - ha spiegato il titolare del dicastero della Giustizia- sono legati alla velocità, all'economicità e ad alcune ragioni fiscali. La mediazione deve avvenire, infatti, in non più di 120 giorni e non è necessario essere seguiti da un pool di avvocati. Quanto alle ragioni fiscali, è previsto un incentivo automatico sul credito d'imposta e sulle tasse di registro.

Ma come si conclude la mediazione? Le parti possono accettare o rifiutare l'accordo. Rifiutando ricorrono alla giustizia ordinaria ma se il Giudice nell'emettere la sentenza fa proprio l'accordo proposto dal mediatore, la parte che ha rifiutato dovrà farsi carico delle spese legali.

 

Aziende e Associazioni dei Consumatori appartenenti a Consumers'Forum si sono confrontati sullo schema di decreto legislativo che affida in esclusiva agli avvocati la conciliazione delle controversie civili e commerciali escludendo le associazioni dei consumatori. A conclusione dell'incontro, Associazioni e Aziende che praticano con successo la conciliazione paritetica da circa 20 anni hanno consegnato un emendamento al Ministero dello Sviluppo Economico volto ad escludere dalla riforma dell'ordinamento forense le procedure di composizione non giurisdizionale delle controversie in materia di consumo di cui all'art. 141 del codice del consumo nonché quelle paritetiche previste nelle carte dei servizi e dalle normative speciali di settore.

Ecco il testo dell'emendamento "All'art. 2 dopo il comma 1 aggiungere il seguente comma:
2. Le disposizioni del presente decreto non si applicano alle procedure di composizione extragiudiziale delle controversie in materia di consumo di cui all'art. 141 del decreto legislativo 6 settembre 2005 n. 206, alle conciliazioni paritetiche previste dalle carte dei servizi dei soggetti pubblici e privati che erogano servizi pubblici o di pubblica utilità nonché a quelle previste dalle normative speciali di settore"

Secondo Consumatori e Aziende "la proposta normativa tiene conto della necessità di valorizzare l'esperienza positiva pluridecennale in materia di conciliazione di controversie di consumo maturata dalle maggiori imprese italiane in collaborazione con le associazioni dei consumatori nonché dalle autorità di settore. Tale esperienza vanta ad oggi oltre centomila casi di controversie positivamente risolti con tempi ridotti e senza alcun costo a carico dei consumatori che vi hanno ricorso".

scarica la lettera all'On. Saglia

scarica il testo dell'emendamento

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L'energia è un tema di politica internazionale poiché include non soltanto questioni economiche, ma anche ambientali e di sviluppo. Si inserisce dunque all'interno dei negoziati verso l'accordo delle Nazioni Unite per il post Kyoto. L'accordo internazionale dovrebbe concludersi in occasione della Conferenza sul clima che si terrà a Copenaghen il 7-8 dicembre 2009; l'ultima sessione preparatoria si svolgerà dal 2 al 6 novembre a Barcellona. Qual è la posizione dell'Unione Europea? E' ormai noto il Pacchetto 20-20-20, che punta a ridurre, entro il 2020, del 20% le proprie emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990 e ad aumentare del 20% la quota di energie rinnovabili sul consumo energetico totale.

Dunque l'impegno dell'Unione Europea di fronte alla questione del cambiamento climatico è molto forte e lo ha documentato il libro di Carlo Corazza, dal titolo "Eco Europa", presentato a Roma presso il palazzo della Rappresentanza in Italia della Commissione Ue. Alla presentazione è intervenuto Alessandro Ortis, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, autore della prefazione del libro di Corazza.

Ortis ha parlato di "una scarsa dose di mercato" che è quella che poi ha causato la crisi internazionale, attraverso "prodotti tossici, scarsa trasparenza, asimmetria delle informazioni e assenza assoluta di controlli e di regole". "I guai - ha spiegato Alessandro Ortis - sono nati da un contesto di non mercato; infatti quello del petrolio non va chiamato mercato visto che esiste un cartello codificato, che è quello dell'Opec; i prezzi non sono prezzi veri ma sono legati alla speculazione e alla politica delle strategie internazionali; neanche i volumi sono veri e credo che sia proprio su questo che l'Europa deve intervenire, facendo sì che i 500 milioni di consumatori europei parlino ad un'unica voce".

L'altra questione fondamentale posta dal Presidente dell'Autorità è quella delle infrastrutture. "Dobbiamo svilupparle sempre di più - ha detto Ortis - perché le infrastrutture sono legate a soldi veri, che sono quelli che noi paghiamo con le bollette. Investire sulle infrastrutture è importante anche per le fonti rinnovabili, che hanno bisogno di linee elettriche innovative. Senza di esse mettiamo a rischio anche la sicurezza dell'approvvigionamento e la dinamica concorrenziale dei prezzi, favorendo le posizioni dominanti. In questo - ha concluso Ortis - l'Europa sta facendo molto e non deve fermarsi di fronte alla crisi".

La crisi colpisce anche l'intermediazione commerciale che, in Italia, è rappresentata da oltre 300 mila imprese. Lo sostiene la Fiarc-Confesercenti che nella sua Convention nazionale in svolgimento a Tabiano Terme ha presentato un dossier sulla figura dell'agente di commercio e sulle trasformazioni che questo settore di lavoro sta affrontando.

Il rapporto stima una perdita di 3-4 mila posti di lavoro all'anno, e si teme che il 2009 possa concludersi con perdite ancora più pesanti. Il settore nel frattempo ha già registrato risultati negativi del fatturato delle imprese con un calo fra il 2007 ed il 2008 del 7,4%, segno evidente della crisi dei consumi delle famiglie che alla fine di quest'anno potrebbe toccare il -2,3%.

Ma come hanno reagito gli agenti di commercio alla stasi dei consumi prima e poi alla recessione? Certamente con un contenimento dei costi: calano le spese per ristoranti ed alberghi (dal 7,75% del 2006 al 4,09% del 2008). Si azzerano praticamente le spese di rappresentanza (dal 2,34% del 2006 allo 0,00% del 2008). Scendono di molto i costi delle utenze telefoniche fisse (con una flessione dello 0,1% anche dei cellulari) mentre è altalenante l'andamento dei costi per carburanti - che resta comunque di gran lunga il costo principe per la professione - soggetti alle variazioni dei prezzi del petrolio (14,9% nel 2006, 10,8% nel 2007, 11,5% nel 2008).

Nonostante si stia sviluppando sempre di più, il fenomeno degli acquisti on line da un paese ad un altro presenta ancora tante criticità; in primis la mancata consegna dei prodotti. Da uno studio presentato oggi dalla Commissione europea emerge, infatti, che il 60% delle transazioni transfrontaliere non ha potuto essere completato dai consumatori poiché il commerciante non spediva il prodotto nel loro paese o non offriva un mezzo adeguato di pagamento transfrontaliero.

Lo studio della Commissione si è basato su un test on line condotto da clienti civetta in tutti i paesi dell'UE che hanno cercato su Internet 100 prodotti di grande consumo (CD, computer, apparecchi fotografici digitali e lavatrici) per verificare quali risparmi si potessero fare comperando oltre frontiera e quanto difficile fosse acquistare on line da un altro paese dell'UE.

Complessivamente sono state effettuate circa 11 000 transazioni di prova. I risultati principali sono:

  • I consumatori possono fare risparmi sostanziali. In 13 paesi su 27 e per almeno la metà di tutti i prodotti cercati i consumatori risulterebbero in grado di trovare in un altro paese dell'UE un'offerta che costa almeno il 10% in meno rispetto alla migliore offerta nazionale (tenendo conto di tutti i costi come ad esempio la consegna nel paese in cui risiede il consumatore).
  • Accesso a prodotti non disponibili sul mercato nazionale . In 13 paesi dell'UE gli acquirenti non hanno potuto trovare on line offerte nazionali relative ad almeno il 50% dei prodotti cercati, ma le hanno trovate in un altro paese dell'UE.
  • La maggior parte degli ordinativi non ha successo. In media il 61% degli ordini di merci inviati on line in un altro paese dell'UE non ha avuto successo, essenzialmente perché il commerciante rifiutava di servire il paese di residenza del consumatore o non offriva mezzi adeguati di pagamento transfrontaliero.

Arriva il piano di sostegno alle famiglie da parte dell'Abi (Associazione bancaria italiana): l'esecutivo dell'associazione ha infatti deciso di lanciare una moratoria a salvaguardia dei mutui delle famiglie in difficoltà a far quadrare i bilanci mensili. La possibilità di sospendere le rate varrà fino a un anno e scatterà a partire dal primo gennaio 2010. In particolare, il comitato esecutivo Abi ha approvato il "Piano famiglie" dando mandato al Presidente dell'Associazione, Corrado Faissola, e al Direttore Generale, Giovanni Sabatini, di avviare le azioni necessarie a coordinare ed estendere le misure già in atto a sostegno dei rapporti di credito con le famiglie in difficoltà a seguito della crisi. Ai fini dell'attuazione delle misure individuate, verrà avviato un colloquio con Associazioni dei consumatori, Governo, enti pubblici e soggetti privati. La possibilità di sospendere il mutuo per 12 mesi riguarderà famiglie disagiate quali: perdita del posto di lavoro dipendente a tempo indeterminato o termine del contratto di lavoro dipendente a tempo determinato, parasubordinato o assimilato; cessazione dell'attività di lavoro autonomo; morte di uno dei componenti il nucleo familiare percettore del reddito di sostegno della famiglia; interventi di sostegno al reddito per la sospensione del lavoro (Cig e Cigs).

"Il Piano - spiega ancora l'Abi - si focalizza sulle misure oggi attive e relative alla sostenibilità della rata di mutuo per le famiglie che abbiano perso il reddito a causa della crisi; all'accesso a nuovo credito per garantire alcuni consumi primari; al sostegno per l'avvio di micro attività imprenditoriali o alla ricerca di nuova occupazione".


 

Banche e cittadini italiani: c'è voglia di etica. Una valutazione di etica che si declina soprattutto nel valore della trasparenza negli investimenti e nei finanziamenti, che viene al primo posto dopo il rispetto e la tutela del cliente, la destinazione di parte degli utili in beneficenza, il finanziamento di progetti sociali o ambientali, l'attenzione alle conseguenze economiche, sociali e ambientali delle attività finanziarie.

E così il 92% degli italiani ritiene fondamentale o importante che la propria banca sia trasparente nell'indicare i settori di investimento, l'81,2% considera essenziale o importante che investa una parte degli utili in progetti sociali o ambientali, il 73,9% considera fondamentale o importante che la banca non investa nelle armi. Sono questi alcuni dei molteplici dati che emergono dalla ricerca "Voglia di Etica, cittadini, banche e finanza in tempi di incertezza" curata da Demos&Pi per Banca Etica e presentata oggi a Roma.

C'è fra gli italiani un atteggiamento ambivalente verso le banche: il 68% le ritiene importanti per lo sviluppo del Paese, ma ben il 65% afferma che "quelle oneste sono davvero poche". La fiducia verso le banche è bassa, espressa solo dal 22,9% degli intervistati. Ma metà dei cittadini sostiene che l'etica può e deve avere uno spazio nel mondo della finanza (51%). C'è voglia di etica ma realismo diffuso, perché quasi sei intervistati su dieci (58%) ritiene che, anche quando il clima economico tornerà più disteso, il rispetto dei risparmiatori e dei consumatori resterà come prima. Ma se c'è scarsa fiducia verso la parola "banca", allo stesso tempo è proprio la fiducia la ragione principale che spinge a scegliere di aprire un conto presso una banca.

I cittadini esigono che si combini efficienza e solidarietà: alla domanda sulla responsabilità sociale d'impresa, rispondono (62,2%) che "un'impresa, accanto al profitto, deve investire in progetti a favore della società e del territorio in cui opera". C'è disincanto perché lo spazio per l'etica prima della crisi viene considerato poco o nessuno (75,2%) e il 57,6% ritiene che quando la crisi finirà resterà più o meno come prima. Allo stesso tempo, il 50,6% ritiene che l'etica può e deve avere spazio nella finanza.

Le parole che suscitano il sentimento più positivo sono dunque solidarietà, etica, concorrenza, mercato. E il significato di etica in ambito finanziario è legato soprattutto alla trasparenza negli investimenti e nei finanziamenti (36,9% degli intervistati) prima ancora che al rispetto e alla tutela del cliente (34,7%).

Addio conciliazione se passeranno le nuove disposizioni che assegnano in esclusiva agli avvocati le controversie in materia di consumo. Se dovessero entrare in vigore la riforma dell’ordinamento forense e la legge delega 69/2009 i cittadini non potranno più rivolgersi alle associazioni dei consumatori per essere rappresentati gratuitamente e fare valere i propri diritti nei confronti delle aziende, ma saranno costretti a pagare un avvocato e sperare di ottenere giustizia attraverso il processo civile per tutti quei casi – bollette eccessive, reclami su un’utenza – che adesso vengono risolti attraverso la conciliazione, la procedura di risoluzione delle controversie in materia di consumo tra cittadini e aziende.

“Le nuove disposizioni scoraggeranno i consumatori che, per non pagare l’avvocato e attendere i tempi della giustizia ordinaria, soprattutto per le cause minori, rinunceranno a fare valere i propri diritti. Ne deriverà una negazione della giustizia”: questo il commento di Sergio Veroli, presidente di Consumers’ Forum, che oggi ha chiamato aziende e associazioni dei consumatori per esprimere una posizione comune sulle disposizioni in esame. “Il ricorso agli avvocati affossa il principio dell’autonomia negoziale delle parti e graverà sulla giustizia ordinaria”, sottolinea Veroli, ricordando che anche l’Antitrust si è espressa contro l’estensione dell’esclusiva alla professione forense.

Oggi un cittadino che vuole chiedere un rimborso alle poste o alla banca può rivolgersi a un’associazione dei consumatori e farsi rappresentare nei confronti dell’azienda. Finora si contano circa 20 protocolli di conciliazione stipulati tra associazioni dei consumatori e le maggiori aziende di tutti i comparti (tlc, assicurativo, energetico, bancario, trasporti, postale), oltre 100 mila conciliazioni concluse con successo, 730 conciliatori formati negli ultimi due anni e mezzo e con una durata media delle controversie di poche settimane.

Si è aperta questa mattina a Bari la X edizione della Sessione Programmatica del Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti (Cncu), l'incontro che vede il coinvolgimento da un lato delle associazioni facenti parte del Consiglio e delle Regioni. La storia delle Sessioni Programmatiche ha avuto inizio nel 1999 con l'istituzione stessa del Cncu. E' stato, infatti, proprio l'articolo 4 della legge 281/1998 (confluito poi nel Codice del Consumo) ad avere previsto tra gli obiettivi del Cncu la promozione delle politiche consumeristiche a livello regionale. Dall'adeguamento normativo degli enti locali in materia di tutela dei consumatori, dalla Carta di Genova, dal Rapporto sulle politiche regionali a tutela dei consumatori fino all'analisi degli effetti dellla crisi economica mondiale nell'universo dei consumi: di questo e di altro si è parlato nelle dieci Sessioni che si sono susseguite dal 1999 ad oggi.

E' stata la Vice Presidente della Regione Puglia e Assessore allo Sviluppo Economico, Loredana Capone, ad aprire i lavori di questa mattina. "La Puglia - ha detto la Vice Presidente - è una Regione per i "consumatori". Sono state tante infatti le politiche in loro favore volute dal governo Vendola. Tant'è che oggi la Puglia, a differenza di qualche anno fa, primeggia in Italia per le leggi e i regolamenti in materia. Voglio ricordare in particolare, tra le altre iniziative, la costituzione della Consulta regionale Consumatori e Utenti e l'Istituto Pugliese del Consumo. (AIPC)".

L'Istituto è nato perchè le associaizoni dei consumatori pugliesi si sono rese conto che soltanto unendo le proprie energie si possono produrre risultati di maggiore peso per i cittadini; nell'Istituto siedono 15 associazioni che lavorano insieme e realizzano progetti seri a tutela dei consumatori.

Tanti sono i progetti approvati dall'AIPC nel biennio 2008-2009. Eccoli elencati di seguito:

  • Incontri con i giovani consumatori nelle Scuole, luoghi formali e informali di ritrovo e ricreazionali extrascolastici con la metodologia della peer education,
  • Conciliazioni in web integrato da bollettino informativo per chi non dispone di Internet
  • Consulenze ai consumatori su Social Network Facebook con chat e numero verde dedicata ai quesiti
  • Realizzazione e messa in onda di vari Format Televisivi dedicati al Codice del Consumo e sullo strumento della Conciliazione
  • Convegni informativi su contratti di mutuo, incontri formativi sui rischi inerenti all'indebitamento e usura, seminari di formazione sul codice del consumo e le autority, attività finalizzate alla tutela legale delle fasce più deboli della popolazione attraverso la presenza di Consulenti presso Centri per Anziani, Caritas e altri luoghi di ritrovo formali e informali; corsi di formazione sul funzionamento e la regolamentazione del servizio idrico in Puglia corsi di formazione compilazione mod 730; sportello informativo sulla ristorazione collettiva; corsi di formazione sulla conciliazione ADR
  • Sportelli fisici con il supporto di consulenti ed esperti presso le sedi delle associazioni
  • Sportelli mobili con il supporto di consulenti ed esperti nei luoghi di maggior affluenza dei consumatori.

Nelle battute conclusive del suo intervento la Capone ha auspicato che "il documento finale condiviso dalle associazioni rappresenti il presente ma prepari allo stesso tempo le basi per un futuro più articolato, forte e consapevole. La crisi economica non deve scoraggiare bensì incoraggiare maggiormente tutti gli attori coinvolti al superamento della fase negativa". La Vice Presidente ha puntato sul ruolo che le Istituzioni hanno nel superamento della crisi: "Dipende - ha detto - dalla reazioni delle Istituzioni il superamento veloce e o lento di conseguenza nessuno deve essere escluso dalla propria responsabilità, a partire dalle Istituzioni".

In rappresentanza delle Regioni e Province autonome è intervenuto Vittoriano Solazzi, coordinatore della Conferenza del Presidenti, che si è soffermato sull'importanza del ruolo istituzionale e politico delle Regioni: "Il lavoro dell'ultimo decennio è stato positivo ma è necessario implementarlo ulteriormente magari arricchendolo del punto di vista delle associazioni dei consumatori legittimate ad agire perchè presenti sul territorio e dunque rappresentative delle istanze dei consumatori". Il Coordinatore ha concluso auspicando "la necessaria collaborazione con le associazioni nella predisposizione delle politiche regionali a favore dei consumatori".

Al via domani, 15 ottobre, a Bari la decima edizione della Sessione Programmatica del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti. Alla due giorni, dal titolo "La crisi economica e il consumo consapevole", parteciperanno diversi esponenti del mondo consumeristico che si confronteranno sul tema all'ordine del giorno. Le conclusioni saranno affidate al Presidente del Cncu, Stefano Saglia.

Incentivare il ricorso alla conciliazione per la risoluzione di controversie di tipo civilistico, riducendo il numero delle cause. Dalle liti condominiali alla risoluzione di controversie con gestori telefonici: verranno fornite tutte le informazioni sulla conciliazione analizzando caso per caso ogni tipo di richiesta. È l'obiettivo dello sportello informativo sulla conciliazione presso il Tribunale di Roma a Piazzale Clodio, frutto della firma di un protocollo d'intesa fra il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e il presidente del Tribunale di Roma Paolo De Fiore. Lo sportello sarà attivo dai prossimi giorni in via sperimentale ed entrerà a pieno regime dal prossimo 1° gennaio.

"Dobbiamo ridurre le richieste di giustizia così come siamo impegnati nella riduzione dei rifiuti o degli sprechi energetici - ha affermato Marrazzo - e riportare la giustizia ai cittadini. In questo modo guadagniamo tempo e soldi. Nel corso del 2010 faremo un'apposita campagna di comunicazione sul tema della conciliazione. Il protocollo di oggi è il modo giusto per stare dalla parte dei cittadini".

 

Compie dieci anni Consumers' Forum, l'associazione indipendente di cui fanno parte le più importanti Associazioni di Consumatori, numerose Imprese Industriali e di servizi e le loro Associazioni di categoria, Centri di Ricerca. L'evento del decennale si terrà a Roma il prossimo 4 novembre e vedrà la partecipazione di alcuni esponenti del mondo del consumerismo che si confronteranno sul valore del dialogo tra consumatori e imprese.
Ennesimo sequestro alimentare: i Carabinieri del Nas di Bologna hanno sequestrato quarantamila kg di pasta, di semola di grano duro, all'uovo e biologica. L'ispezione dei carabinieri è stata fatta in un pastificio di Bologna ed ha accertato significative carenze sanitarie e strutturali. In particolare, la pasta era conservata in condizioni non adatte, in capannoni non registrati o comunicati all'autorità sanitaria e, secondo l'ispezione, privi dei previsti requisiti igienico sanitari e con significative carenze strutturali.

La crisi economica costa 50 chilometri al mese, 600 all'anno nel 2009. Gli italiani riducono infatti l'uso dell'automobile percorrendo meno chilometri rispetto agli anni passati, anche perché aumentano le spese per parcheggi e per le multe, ma il trasporto pubblico locale si conferma non in grado di rispondere alle richieste dei cittadini. È quanto emerge dal Rapporto Automobile 2009 realizzato dall'ACI in collaborazione con Censis Servizi, intitolato "Da una congiuntura costrittiva a una mobilità eco-compatibile" e presentato oggi a Roma.

Nell'ultimo anno dunque la crisi economica ha spinto gli automobilisti a percorrere mediamente 600 chilometri in meno rispetto al 2007. Gli aumenti di alcuni costi di gestione, soprattutto legati al parcheggio (+50%) e alle multe (+57%), hanno favorito nuove forme di mobilità diverse dall'auto a vantaggio anche del trasporto pubblico locale che rimane però incapace di rispondere alle aspettative dei cittadini. Ma gli italiani al volante non sono certo campioni di guida, fra violazione del divieto di sosta, eccesso di velocità, parcheggio in doppia fila e mancato uso delle cinture di sicurezza, che rappresentano le infrazioni più ricorrenti. I giovani sono la categoria più trasgressiva, soprattutto per l'abuso di alcol associato alla guida.

"Il Rapporto ACI-Censis - dichiara il presidente dell'Automobile Club d'Italia, Enrico Gelpi - mette in luce alcuni paradossi della mobilità italiana. Quello più allarmante riguarda la sicurezza: gli automobilisti hanno poca fiducia verso gli altri pur avendo la presunzione che i propri comportamenti non destino preoccupazione. I giovani sono i più trasgressivi ma chiedono maggiori controlli sulle strade. Lo studio - prosegue Gelpi - conferma l'inadeguatezza del trasporto pubblico locale che non riesce a costituire una valida alternativa all'auto nemmeno in tempo di crisi: anche se bus e tram fanno registrare un incremento del 7,9% della domanda, il 46,3% degli italiani rifiuta il mezzo pubblico perché scomodo e poco pratico".

 

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